post — 24 Agosto 2012 at 14:30

Le disTAVventure della Torino – Lione

da ilmanifesto.it di Massimo Zucchetti

  • Mi piacerebbe iniziare i miei post scrivendo di TAV, la “Nuova” Linea Torino-Lione (NLTL). Faccio parte dei Tecnici della Comunità’ Montana Val Susa e Val Sangone, e abbiamo pubblicato tanti di quegli studi da poterne benissimo trarre un feuilleton estivo, da leggere sotto l’ombrellone: le peripezie del TAV, una soluzione in cerca di problema, un progetto “nuovo” e “urgente” da 23 anni

    Dopo i grandi segnali di perplessita’ provenienti dalla Francia, seguite dalle reazioni abbastanza scomposte di politici e boiardi pedemontani, vediamo di mettere in fila un po’ di dati, iniziando dal traffico.

    Ipotesi fantasiose per il calcolo dei benefici: triplicare i camion per giustificare i treni

    Secondo il governo, il flusso di merci sulla nuova linea ferroviaria ammonterebbe a circa 40 milioni di tonnellate nel 2035. Il traffico su rotaia corrisponderebbe al 55%, il restante 45% su strada, pari a 32,4 milioni di tonnellate.

    Nel 2010 le tonnellate trasportate su strada al valico del Fréjus sono state 11 milioni, corrispondenti a 732.000 veicoli pesanti. Se ne deduce che i camion attesi nel 2035 sarebbero poco meno di 3 volte quelli del 2010, ossia circa 2.200.000. Nel 2010 la strada si fa carico, in val Susa, del 73,8% del flusso di merci; se questa percentuale dovesse scendere (grazie alla NLTL) al 45%, ma se il traffico dovesse aumentare come previsto dal governo, i veicoli pesanti su strada sarebbero comunque oltre 1.500.000. La sostanza è quindi che, se le ipotesi governative totalmente campate in aria fossero vere, il traffico pesante su strada in Valle di Susa triplicherebbe in circa 22 anni. Che quindi nessuno parli piu’ di “togliere i TIR dalla strade”, ma di “ridurre, da tre volte a due volte, l’aumento dei TIR sulla strada che giustificherebbe la costruzione della NLTL” (e che non avverra’ mai: fortunatamente le regole dell’economia non seguono le previsioni dei nostri esegeti della crescita ad ogni costo).

    Merci, merci: ma dove sono tutte queste merci?

    L’aumento del traffico previsto al valico Fréjus-Cenisio dipende in parte dal “fisiologico” incremento indotto dalla crescita del PIL (mentre e’ auspicabile che – come di recente – il PIL non cresca, ma lasciamo stare, e’ un ragionamento che sconvolgerebbe troppo i vetero-sviluppisti), e in parte dal drenaggio di traffico da altri valichi: essenzialmente Monte Bianco e Ventimiglia. Il primo fattore, secondo le più ottimistiche stime dei proponenti, può produrre al massimo 31 milioni di tonnellate al 2035. Tuttavia i proponenti ipotizzano un traffico di ben 72.3 milioni di tonnellate (39.9 su ferro e 32.4 su strada).

    La prima critica è che questa previsione è incompatibile con il “low cost”: fino a quando non sarà disponibile la linea completa, 40 milioni di tonnellate su ferro sono fisicamente impossibili.

    La seconda critica riguarda i 41 milioni di tonnellate di differenza tra gli oltre 72 milioni previsti e i 31 indotti dall’incremento del PIL. Da dove vengono tutte queste tonnellate? Evidentemente dagli altri valichi. Per dare un’idea dell’enormità, si consideri che negli ultimi 15 anni il traffico (totale) attraverso i due valichi del Monte Bianco e di Ventimiglia è rimasto stazionario tra 24 e 28 nilioni si tonnellate, oggi circa 27 milioni. Come sarebbe dunque possibile arrivare a un drenaggio di 41 milioni? Forse per giustificare la NLTL dovremmo chiudere il Bianco e Ventimiglia? Costruiamo un muro di Berlino su tutte le Alpi occidentali con check-point, obbligando tutti a passare per il tunnel dei desideri?

    Va bene. Ci siamo dilungati sulle previsioni di traffico perche’ sono i proponenti ad averne sempre fatto una bandiera: dire invece che “comunque il traffico aumentera’ come succede sempre, dopo un po’, sin dai tempi di Cavour, “ puo’ anche essere uno statement, totalmente ascientifico. Ma a questo punto appare difficile capire come si siano spesi vent’anni in studi e previsioni sul traffico, sbagliandoli tutte sempre e clamorosamente. Se occorreva aver fede, bastava dircelo.

     

    Alla prossima puntata. Inizieremo ad esaminare i costi e gli impatti ambientali, cose davvero poco amene.

di massimozucchetti
pubblicato il 22 agosto 2012