In trent’anni di lotta di contrapposizione al Tav abbiamo imparato che insieme sappiamo essere più forti. Per questo come movimento abbiamo deciso di lanciare una nuova campagna di raccolta fondi in solidarietà a tutti gli attivisti che negli anni, con generosità, hanno dato il loro contributo e che ora si trovano a dover scontare delle condanne a dir poco assurde.
Di fronte a inchieste che rendono sempre più palese la correlazione tra ‘ndrangheta e grandi opere,
chi viene punito è chi resiste: da chi porta uno striscione a si spende in prima persona durante delle iniziative a difesa del proprio territorio.
Il sistema Tav continua a voler proseguire imperterrito nella costruzione di questa grande opera inutile nonostante tutto; mettendo da parte l’analisi costi benefici che definiva l’opera un’inutile e profondo buco di debito, con la stessa superficialità con cui oggi nega l’incidenza delle grandi opere come il Tav anche in rapporto alla tragica emergenza climatica con la quale siamo costretti a confrontarci.
La presa di posizione della politica (in tutti i suoi colori) rende chiaro a tutti quanto sia nei fatti perdente quando si confronta con la resistenza di un territorio come la Val di Susa. Questo sostanziale assenteismo delle istituzioni è dunque colmato da Questura e Procura che, con metodo, lavorano per tentare di spaventarci, colpendoci individualmente, con l’intento di dare l’esempio di cosa può capitare a chi non si rassegna.
In questo momento ci confrontiamo con la situazione di Nicoletta, Mattia, Giorgio, Luca e Turi, ma purtroppo sappiamo non trattarsi di pochi casi isolati.
Sono anni che denunciamo questa orribile situazione, a tratti surreale, che è costituita da centinaia di denunce, processi e condanne estremamente punitive e gravi nei confronti di chi difende l’ambiente ed i territori.
Tra pochi mesi altri 11 No Tav dovranno scontare pene che vanno da uno a due anni di reclusione, senza aver avuto accesso ai benefici previsti per legge, con l’unica colpa di aver tenuto uno striscione in mano o aver fatto interventi ad un megafono.
Da tempo sosteniamo che “Si parte e si torna insieme” non sia solo uno slogan, ma un vero e proprio modo di viversi insieme nella lotta. Così, come sui sentieri delle nostre montagne, anche questa volta non vogliamo lasciare indietro nessuno.
È necessario una volta in più l’aiuto di tutte e tutti per realizzare insieme una Cassa di Resistenza che sia in grado di tutelare tutti. Immaginiamo uno strumento di solidarietà e difesa collettiva contro queste condanne che mirano a punire prima di tutto le idee, poi (forse) le azioni; ma che sia allo stesso tempo un investimento per il futuro del movimento NoTav, e dunque anche una speranza per tutti gli altri movimenti sociali e territoriali in Italia.
Sappiamo che insieme possiamo dimostrare a Questura, Magistratura e Tribunale che il movimento NoTav è forte anche nei momenti più difficili e per farlo serve l’aiuto di tutti!
Forza NoTav!
Sostieni il movimento NoTav, dona il tuo contributo!
Potrai donare attraverso:
-i banchetti presenti alle tante iniziative in programma, disponibili in tutta Italia
-con B/B intestato a Pietro Davy e Maria Chiara Cebrari con causale
“Cassa di resistenza No Tav” IBAN IT22 L076 0101 0000 0100 4906 838