Oggi la Stampa ci delizia con un articolo sulle mobilitazioni no tav intorno all’8 dicembre dal titolo originalissimo “La valle dei NO”. Una sorta di pot-pourri a firma Irene Famà, scritto come un verbale della questura, in cui si mettono insieme diversi episodi di conflitto facendoli apparire come un “notutto” indistinto e confusionario. Una valle che sarebbe, insomma, in preda alla sindrome del NO, trattata come un bimbo intestardito da troppi anni di battaglie. È il sogno sempre accarezzato in tutte le redazioni: mettere in un calderone tante istanze diverse al fine di delegittimarle tutte.
Probabilmente dietro questo articolo c’è la volontà di lusingare un vice direttore , approdato da qualche tempo alla mangiatoia di casa Agnelli. Infatti dopo una “gavetta” al manifesto seguendo le lotte operaie alla Fiat il giornalista in questione, è arrivato quasi in cima alla redazione torinese della Busiarda.
Intendiamoci a noi il NO piace. È il primo fonema che permette di passare dalla critica al rifiuto . E d’altronde solo nei regimi al potere si dice sempre SÌ. Ma come al solito si fa finta di non capire che anche dietro i NO ci sono tanti SÌ e viceversa. Prendiamo la cricca che conosciamo meglio, quella del TAV. Dietro il grande SÌ agitato come una bandiera da 20 anni ci sono scelte di fondo su quale idea di progresso hanno in mente i nostri governanti. Vista dalla Val Susa i SÌ TAV sono per esempio i NO SANITÀ PUBBLICA. Come definire altrimenti una classe politica che spende 10,6 miliardi di euro per il raddoppio di un tunnel usato a malapena al 20% delle sue capacità mentre a pochi metri chiude gli ambulatori di montagna? Chi dice SÌ al TAV dice anche NO ALL’AMBIENTE come può constatare chiunque facendo un giro a San Didero. Un nuovo parcheggio per TIR sta cementificando una delle rare aree boschive in bassa valle, che vorrebbero realizzata dalla locale società autostradale tutto in nome dell’ecologia ovviamente. Per quanto ci riguarda dietro il NO al TAV c’è il SÌ a una vita degna, a una comunità che decide delle sue priorità, c’è il SÌ alla partecipazione politica e alla cura del territorio a partire dai rischi idrogeologici e alla salute.
Insomma per provare a capirci qualcosa sulla Valle dei NO invitiamo La Stampa a fare propria l’intuizione di Pippo “chissà perché le discese viste dal basso somigliano tanto alle salite”?