L’ultima tornata elettorale spagnola ha di fatto consegnato il paese in mano al partito popolare. Sconfitta storica per i socialisti di Zapatero, osannato dalla sinistra europea, catastrofe dell’economia spagnola. Una analisi superficiale direbbe che il paese ha scelto la sobrietà e l’austerity della destra, in contrapposizione agli slogan e alle finte promesse della sinistra. Non è così, il paese non solo non ha scelto ma ha di fatto bocciato le proposte istituzionali legate al bipolarismo, storica semmai è la non partecipazione al voto e la crescita dei partiti minori ed in particolare alla sinistra basca di Amaiur. Un voto legato quindi alle classi benestanti che hanno continuato a dare fiducia al pp e un voto mancato o non più voluto dal resto del paese al PSOE. Cosa ha provocato questa situazione è chiaro e le recenti mobilitazioni di piazza non solo erano un segnale ma un dato reale di cosa vuole o meglio non vuole la popolazione spagnola. La Spagna come i paesi europei gemelli che si affacciano sul mediterraneo paga con il proprio debito in prima battuta la crisi economico finanziaria. La debolezza dei governi spagnolo, italiano, greco e portoghese hanno portato a una grave polarizzazione tra nord e sud europa sul piano della potenza economica nella zona euro. Economie più strutturate e accorte come quella tedesca e francese (strutturate è un eufemismo di fronte al crollo sistematico e continuo) scaricano oggi le loro difficoltà a sud e sempre di più cercheranno di far pagare ad altri i loro debiti con banche e fondi monetari. Così il sud europa non solo pagherà i suoi errori e la sua dipendenza dalla banche ma dovrà anche subire e pagare gli errori del nord. Due casi emblematici sono stati la proposta del referendum greco e il passaggio al governo Monti in Italia. Attorno a questi passaggi si è riversata tutta la potenza del “credito del nord” che dalle borse tedesche e francesi ha fatto impennare gli spread dei due paesi a monito e minaccia per invertire queste tendenze e governarle verso manovre lacrime e sangue allontanando Italia e Gracia dalla possibilità attraverso il governo o le piazze di arrivare a una sana e reale dichiarazione di insolvenza o default che sia. Questo da solo non spiega però come mai la Spagna o meglio gli spagnoli abbiano bocciato Zapatero. La risposta arriva da lontano o meglio dal programma portato avanti in questi ultimi anni. Da leader del sociale infatti Zapatero è divenuto schiavo delle banche (non che prima fosse un rivoluzionario), dei loro investitori e azionisti. Ecco quindi la scelta di proporre, realizzare e praticare le grandi opere pubbliche per uscire dalla recessione e dalla crisi. Un bel servizio della tv svizzera realizzato in tempi non sospetti (più di un anno fa) che qui proponiamo racconta e già espime notavoli perplessità al riguardo. Investimenti per oltre 45mld di euro nell’alta velocità hanno creato una voragine nelle casse spagnole, prevista e predetta da molti economisti iberici. Il sorriso dell’allora premier e del re Juan Carlos che inaugurano treni da soli raccontano la stupidità e l’ignoranza di una classe politica al di fuori del tempo o meglio dei tempi. Ancora una volta quindi la lotta contro l’alta velocità ferroviaria si rivela centrale nel panorama europeo di resistenza alla crisi economica. La tav oggi rappresenta un imbuto ingurgita denaro e con la scelta di Monti dei ministri o meglio degli amici delle banche non preannuncia nulla di buono per il nostro paese. Ancora una lezione dall’estero quindi con la certezza che solo i movimenti e le piazze sapranno coglierla, liberi da interessi e intrallazzi economici.
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