Massimo Zucchetti*
Questa notte è avvenuto un blitz militare per l’allargamento del cantiere TAV in Valle Clarea, pressi di Giaglione, Valle di Susa.
C’era un gran numero di forze dell’ordine e militari, ruspe, mezzi militari, saliti anche mentre sabato 75000 persone manifestavano pacificamente contro quest’opera assurda, inutile, dannosa, costosa. Invano.
La cieca convinzione di portare avanti un allargamento del non-cantiere illegittimo ha visto l’opposizione nonviolenta dei pochi ragazzi che erano presenti sul posto. La grande mobilitazione del movimento NOTAV sarebbe infatti dovuta avvenire questa sera, questa notte, con una fiaccolata notturna ed una permanenza sul posto ad oltranza. Gli anziani della valle erano disposti ad incatenarsi agli alberi, ad oltranza. Avendolo probabilmente saputo, gli invasori hanno deciso di provare a forzare i tempi.
Luca Abbà, 37 anni, agricoltore della Valsusa, molto conosciuto in Valle per la sua fiera ma nonviolenta opposione alla TAV, si è arrampicato su un traliccio per provare ad opporsi alla cieca determinazione degli invasori. Sentivamo la diretta della sua voce alla Radio (Radio Black-Out). Diceva, rivolto a quelli di sotto: “se non la piantate, io da quassù non me ne vado, avete capito?”. Poi, rivolto agli ascoltatori: “Ciao, vi saluto, UN POLIZIOTTO-ROCCIATORE mi sta incalzando da sotto”.
Gli invasori lo hanno incalzato da sotto, spingendolo a salire più in alto. E’ rimasto folgorato dall’alta tensione. Sotto il traliccio non era stata posta alcuna protezione prima di incalzarlo. Avevano molta fretta, si vede. Luca è caduto a terra con un volo di molti metri. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime.
I soccorsi, ritardati dai blocchi delle forze dell’ordine, hanno molto tardato ad arrivare. Alla fine è stato soccorso, intubato e trasportato all’ospedale CTO di Torino.
Nemmeno dopo la caduta e le gravissime condizioni in cui versava Luca, c’è stato uno stop dei lavori. Questo appare incredibile, in spregio ad ogni norma di sicurezza e di prudenza, oltre che di rispetto.
Ripetiamo: Luca è caduto dopo essersi arrampicato su un traliccio per resistere allo sgombero dei terreni ANCHE SUOI, ed è caduto perché incalzato dai militari che lo hanno inseguito sul traliccio stesso, costringendolo a salire più in alto.
Luca è grave e la responsabilità della sua salute sono da attribuire esclusivamente a chi ha ordinato ed eseguito il blitz, mettendo, come poi è stato, a repentaglio la vita delle persone. Luca Abbà è grave ed è all’ospedale a Torino. E’ stato colpito da elettricità a media tensione, muove le gambe, è cosciente e orientato, ha una sospetta lesione interna con versamento, vasta emorragia interna, probabili fratture sterno e costole, ustioni di secondo grado. E’ stato posto in coma farmacologico e le notizie contradditorie di queste ore lo danno comunque in prognosi riservata ma non in pericolo di vita: è cosciente e risponde ai medici.
Luca Abbà è un agricoltore che vive a Cels, dove da diversi anni ha deciso di ritornare a coltivare la terra. Abbà, ha iniziato da tempo a condurre la sua battaglia contro l’alta velocità, diventando in breve tempo il leader del Comitato No Tav Alta Valle. I famigliari, gli amici, i conoscenti ma soprattutto tutti quei colleghi che nel corso degli ultimi anni, insieme a lui, avevano dato inizio a questa battaglia per tutelare il proprio territorio dall’arrivo dell’alta velocità sono stati sconvolti dalla notizia e accorsi in ospedale, dove solamente nelle prossime ore si potranno conoscere ulteriori elementi.
Nel frattempo, nella Baita in Val Clarea a ridosso del non-cantiere in fase di allargamento, quindici ragazzi resistenti si sono chiusi dentro per impedirne l’abbattimento con le ruspe. Si temono azioni estreme che possano metterli in pericolo.
Tutta l’Italia civile si sta mobilitando in solidarietà a Luca ed ai resistenti NOTAV.
Questo blitz militare è l’esempio di come s’intende la democrazia da parte dei propugnatori del TAV: senza alcuna copertura legale, militarmente, disprezzando anche la vita umana.
La TAV dovrebbe quindi essere costruita passando sui nostri corpi. Violentando non solo la natura della Val Susa, oltre che ogni normale regola di buon senso, ma anche i nostri stessi corpi: passando sui corpi dei valsusini, sui corpi di tutti coloro che opponendosi a quest’operazione militare – che ormai nulla ha più a che vedere con un cantiere – verranno calpestati non solo nei diritti ma anche di fatto, nel fisico e nell’incolumità.
Saremo noi, che ci opporremo fino all’estremo, che quindi dovremo costituire i piloni e il pavimento del buco TAV nella montagna.
*professore del Politecnico di Torino