Nell’episodio del “bacio” al poliziotto i media, in particolare i tre maggiori quotidiani nazionali, hanno costruito ad arte il “caso” per poter aver l’alibi di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai contenuti e dal significato della manifestazione del 16 novembre.
In estrema sintesi: nonostante la militarizzazione del territorio, malgrado la pesante criminalizzazione operata dai media, condizionati da linee editoriali che rispondono ai poteri economici di riferimento con forti interessi nel TAV, la pesante criminalizzazione operata dalla Magistratura torinese che procede a senso unico e con forte pregiudizio, il Movimento NO TAV, ancora una volta, ha dimostrato il forte radicamento nella comunità valsusina; e queste radici popolari sono la sua vera forza.
Non ci sono in Italia altre esperienze di Movimenti con questa costante capacità di continuità e di mobilitazione.
Evidentemente le ragioni dell’opposizione sono più che valide e di ideologico, in questa storia, c’è solo il consueto assalto dei “poteri forti” alla cassaforte della finanza pubblica a proprio uso e consumo e a danno dei cittadini.
Ma di questo sui giornali non c’è traccia.
Se non ci fosse stato l’episodio del bacio probabilmente sarebbe stato trovato un altro pretesto per “deviare l’informazione”, certo; ciò non toglie, senza voler esprimere una critica, che i comportamenti individuali, anche nelle migliori intenzioni, dovrebbero sempre porsi la domanda se quello che si fa, al di là del proprio punto di vista e delle proprie motivazioni, aiuta o meno il Movimento.
La Stampa caduta in un “infortunio” per “lapsus freudiano”: alle 17,30 del 16 novembre sul suo sito ha scritto “tremila partecipanti alla marcia NO TAV”; ha provveduto alla correzione solo dopo un nostro rilievo.
Dalla Stampa.it h:17,30
Tremila alla marcia No Tav
“Non siamo criminali”
Sulla manifestazione è stata fatta cronaca; l’analisi è stata fatta sull’episodio del bacio, argomento evidentemente più importante del fatto che la Comunità Valsusina è sempre consapevole e partecipe dell’opposizione al progetto della Torino Lyon, e che per le vie di Susa abbiamo marciato in 30.000.
Sulla Stampa N. Sapegno ha scritto “E non ci sono rumori, in quel bacio, non ci sono urla, non ci sono insulti, non c’è rabbia, non c’è nient’altro che questo respiro, come in tutti i baci del mondo, che sono segni di pace, non solo di amore. Non sappiamo se questa foto diventerà famosa come quella di Bernie Boston, dell’ormai lontano 21 ottobre 1967, a Washington, che vinse il Premio Pulitzer………”
Se un’immagine può diventare un simbolo noi preferiamo, sicuramente, la ragazza che suona il violino, sull’autostrada occupata, di fronte a chi con grave violenza avrebbe poi proceduto allo sgombero, inseguendo a colpi di manganello i manifestanti per le vie di Chianocco e intossicando con il gas al CS chi si ritirava verso Bruzolo e non aveva la maschera antigas considerata ormai, incredibile a dirsi, un’arma offensiva e non uno strumento di legittima difesa della propria salute.
L’immagine è diventata un manifesto con la scritta, che rispecchia quanto avviene in Valle di Susa, “Isolare i violenti ? ci proviamo ma è difficile farlo perché hanno il manganello, il casco, lo scudo e usano i lacrimogeni …..”
N. Sapegno scrive di insulti beceri ai poliziotti; ma nulla ha mai scritto sull’episodio del marzo 2013 a Torino “alla fine del dialogo sommesso il sottoufficiale si avvicina alla truppa, fa alzare le visiere a tutti quanti e con fare molto simile al sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket” urla: «Fate attenzione, mi raccomando, stanno arrivando quelli della Val di Susa. Oggi dobbiamo rompergli il culo». Da Nuova Società.
C’è una querela in proposito…attende, paziente, la sua archiviazione.
Nessuna traccia nell’articolo dello slogan gridato “fuori le truppe di occupazione”.
Slogan eccessivo ? E’ forse normale inviare in valle di Susa 400 alpini rientrati dall’Afghanistan…..?
Ma se serve un’altra immagine ecco quella di un robocop pronto all’uso, posizionato a soli tre metri dal poliziotto “baciato”.
Non si vedono segni distensivi, anzi atteggiamento e equipaggiamento sono inequivocabili !
Comunque, chiarito il senso del bacio da parte di chi l’ha dato, i media hanno corretto il tiro ma proseguito nella strumentalizzazione.
I NO TAV restano cattivi: “E’ stato un gesto fondamentalmente ostile, e che quasi rasenta un reato penale, oltraggio a pubblico ufficiale…….” Anche questo commento la dice lunga su quanto viene usato e abusato il reato di “oltraggio o resistenza”, pur di incriminare e condannare chi protesta.
I NO TAV restano cattivi e i poliziotti invece hanno un’elevata professionalità; come quando ad esempio hanno massacrato di botte Simone, finito in coma, ed hanno reso irriconoscibile il volto di Marinella ?
Erano inermi e distesi a terra. Resta un episodio imperdonabile, sia verso gli autori del selvaggio pestaggio e sia verso chi ha garantito la “copertura” della violenza.
C’è professionalità da parte di chi richiede la modifica delle “regole d’ingaggio” per poter attuare una soluzione finale con il Movimento NO TAV o si tratta di ben altro ?
I SEGNALI DISTENSIVI
possono passare solo attraverso la riapertura del confronto sull’inutilità dell’Opera alla luce del flop del Corridoio 5 e della stessa TorinoLyon; confronto negato perché porterebbe direttamente all’archiviazione di un progetto da sempre sbagliato.
Meglio scaricare i costi dell’inutile Opera sulla vita dei cittadini italiani, chiedendo sempre più sacrifici per risanare il debito pubblico, che stoppare gli interessi finanziari legati al TAV delle banche e della FIAT o delle Cooperative interessate all’affare del secolo.
I SEGNALI DISTENSIVI
possono passare solo attraverso la fine della inaccettabile militarizzazione del territorio valsusino.
Senza questi “passaggi”la comunità valsusina, che non ha alcuna intenzione di fare alcun passo indietro, continuerà l’irreversibile opposizione con costanza e consapevolezza.
Giovanni Vighetti