L’altra volta siamo quasi stati obbligati a scrivere dello sciacallino Meo Ponte. Per una volta l’avevano fatto scrivere sulle pagine nazionali. Ne trovano pochi che non hanno niente da fare il sabato notte e accettano di buon grado di passare ore e ore ad origliare le chiacchiere della digos al cantiere di Chiomonte. Lo sapevamo già che avrebbe risposto con rancore azionando la macchina del fango tipica del giornalista ’embedded’. Non sappiamo se siano i fumi dei lacrimogeni o i fumi dell’alcol. Poco cambia. Ha individuato la protesta No Nuke come occasione buona per firmare il suo nuovo pezzo mattutino.
E allora, giù a raccontare l’epica di un “fallimento”, l’assalto-blocco mancato del treno radioattivo. Quasi che i notav/nonuke avessero mai pensato di bloccare effettivamente un carico di morte come quello. Si trattava, semplicemente di sollevare un problema grave: quello dei passaggi di treni ad alto contenuto radioattivo in un territorio densamente popolato e nullamente informato.
Di fronte alla bassezza di certi articoli (che quasi fanno apparire “Torino Cronaca” come Le Monde), lasceremo da parte il nostro tradizionale e dovuto aplomb.
Per Meo Ponte non esistono neanche più i no tav, né i no nuke, solo “gli anarchici”. Ogni straniero lo è, dietro ad ogni campeggiante si nasconderebbe un cospiratore di professione, dove i tratti della caricatura suppliscono alla mancata conoscenza dei soggetti reali. A reggere il moccolo ci sarebbe solo una corte composta dai “soliti aficionados valsusini della protesta”. Noi, a differenza di Grillo, non diciamo che i giornalisti “sono tutti uguali: servi dei partiti e delle banche”. Lui non è un servo, è un ruffiano, qualcosa di diverso e, se possibile, peggio. Ruffiano dei questurini, dei giudici, di ogni potente fino a che questi calca la scena. Tranquilli che se sventura li coglie, Meo sa anche pugnalare alle spalle come pochi…
Perché Meo è un cinico della peggior specie, uno che pensa solo al proprio tornaconto personale. Una sola cosa gli interessa sopra tutte: lucidare la sua moto-custom Triumph il sabato mattina per macinare qualche chilometrino al vento e sognare di avere 30 anni in meno. Ma l’età avanza, caro Meo, la crisi (quella vera) anche, e il tuo futuro sarà sempre più scandito dagli acciacchi personali e dai conflitti sociali contro cui scriverai ancora nefandezze, sempre più odiato dai tuoi simili.
Auguri Meo
una carogna no tav