A due giorni dalla giornata dell’8 dicembre no tav si sposta la polemica, ora a dare fastidio alla lobby si tav non sono quasi più i manifestanti ma le posizioni espresse e sostenute da sel. La potenza della giornata di lotta, la partecipazione diffusa e il livello di determinazione espresso dal movimento evidentemente non lasciano presa ad attacchi e non rimane ai politicanti di turno che scagliarsi sui vicini di banco. In una conferenza stampa svoltasi ieri venerdì 9 dicembre il movimento no tav non solo ha accusato duramente le aggressioni subite, vili e gratuite da parte delle “forze dell’ordine” ma anzi ha rivendicato tutta la giornata di mobilitazione nella sua complessità. Ecco allora che qusi all’unisono i vari Fassino, Esposito & co. Si scagliano oggi sugli alleati in consiglio comunale di Torino di sinistra e libertà. Nell’ultimo congresso di questo partito ha infatti vinto una mozione interna guidata dal giovane consigliere Curto con posizioni di netta contrarietà alla tav Torino Lione. Coerenti con queste scelte gli aderenti a sel avevano così deciso di aderire e poi partecipare al corteo dell’8 dicembre in valsusa e dopo i gravi fatti accaduti Curto e numerosi altri militanti del partito non hanno mancato di portare la solidarietà ai feriti andando a far loro visita purtroppo nelle camere degli ospedali. Per Esposito il ragazzo ferito di soli 16 anni non solo non è un eroe ma è anche da denunciare immediatamente. A fare da spalla a queste dichiarazioni però non sono solo i politicanti del pd ma anche alcuni dirigenti di sel provinciale, in particolare il più noto Antonio Ferrentino e il meno conosciuto ma non per questo meno schifoso Luca Robotti. Entrambi attaccano la direzione di sel provinciale capitanata da Curto accusandola di non esprimere le volontà del partito e di aderire a cortei violenti. La particolarità di questi personaggi non è tanto la posizione si tav che ora portano avanti ma l’attaccamento morboso alla poltrona, unica fonte reale di reddito che abbiano mai avuto, incapaci di procurarsi una indipendenza anche economica di vita al di fuori della casta. Entrambi, sia Ferrentino che Robotti nel 2005 a Venaus, proprio l’8 dicembre, non mancavano di cercare microfoni e visibilità. Ora sei anni dopo molte cose sono cambiate, Berlusconi che allora guidava l’avanzata in val di Susa è caduto dal cavallo, il pd stringe sempre più per l’apertura dei cantieri e quindi per l’affidamento alla cmc dei lavori (cooperativa muratori e costruttori di Ravenna detentrice dell’appalto per la Torino Lione e braccio pd nelle grandi opere). Chi ancora come questi due ronzini della politica cerca spazio su di una poltrona deve scivolare sul tema tav e dichiararsi apertamente favorevole, pena l’esclusione dalle alleanze elettorali. Evidentemente la dirigenza di sel ha però capito che la sua base e i suoi militanti non hanno il minimo interesse per questi giochi di partito e sedere e così ha scelto finalmente di tenere una posizione chiara e limpida su un tema tanto dirompente quanto diffuso. E’ in ogni caso un ragionamento molto più ampio quello che vede un distacco sempre più grande tra la base dei partiti composta da militanti semplici e genuini e le dirigenze, composte ormai solo più da corrotti aderenti a una casta trasversale che oltre a far fare affari solo alle banche ha come punto di unione comune la difesa delle poltrone. Ecco allora che quando il giochino si rompe e qualcuno come Curto che ha una poltrona sì ma prova ancora a dar voce e spazio alle idee dei suoi compagni viene messo alla gogna. Il tutto come introducevamo, per evitare uno spinoso argomento che invece meriterebbe centralità sia nel dibattito politico che sui quotidiani. Il movimento no tav oggi, con la sua forza, determinata e decisa è un vero e proprio blocco all’apertura reale dei cantieri. Nonostante sette mesi di occupazione militare la val di Susa non si è piegata, resiste e impedisce l’allargamento del fortino di Chiomonte, i terreni dove si deve bucare per il tunnel non si riescono ad occupare e questo crea nervosismo e instabilità, in chi, aveva forse venduto la pelle dell’orso prima di averlo cacciato.