Dopo due giorni passati su due server.
L’ormai arcinota foto della “manifestante che bacia il celerino”.
di InfoFreeFlow – Da una parte sembra una pubblicità perfetta dei baci Perugina per S.Valentino, con un ragazzone grande e grosso che però mostra tutta la sua goffagine, sorpresa e timidezza (gli occhi chiusi ed il capo leggermente arretrato) di fronte ad un gesto semplice ed improvviso di affetto. Da un’altra però ricorda alcuni schemi consolidati di propaganda bellica (una ragazza che porge un fiore ad un soldato o un milite che tiene per mano un bambino) che alludono ad una riconciliazione tra Stato e “cittadino”, il cui presupposto sarebbe l’identità delle condizioni che questi si trovano a vivere.
Il nucleo narrativo della foto dunque è chiaramente l’umanità del celerino, caratteristica che gli viene attribuita dal gesto della manifestante. Un’operazione di guerriglia marketing, speculare a quella di “pecorella”. Anche allora il tratto umano del poliziotto emergeva dalla relazione che questo instaurava con il manifestante e dalla “dignità” implicita nella sua reazione di fronte alle invettive che gli venivano rivolte. Manifestanti e poliziotti? Divise e punk (così alcuni media hanno descritto il look della ragazza, altra dicotomia molto funzionale)? Yin e yang? Bianco e nero? Tutt* collocati indistintamente sul medesimo piano, membri della grande famiglia umana. Il nemico non esiste più. Il conflitto (poiché ne mancano i soggetti che ne sono attori) pertanto non ha più ragione di essere. E quindi colui o colei che lo praticano sono dei folli (et voilà il partizionamento).
Una “montatura”? Come insegna la storia militare, anche nella guerra di comunicazione vince chi sa improvvisare e cogliere l’attimo. Come dice la stessa Jasper Baol, protagonista suo malgrado dello scatto, che in un post su FB dice «..sì lo stavo sfottendo alla grande, sì, il fotografo è stato fortunato».
Al di la delle decostruzioni… la nostra foto simbolo della manifestazione di ieri in Val di Susa.
^__^