La Questura di Torino fa fatica a buttar giù l’amara polpetta della decisione del tribunale del riesame che nella giornata di ieri ha scarcerato Giorgio, Andrea, Umberto e Mattia dopo le misure richieste dalla sempreverde pm Pedrotta per la mobilitazione nazionale del 2017 contro il G7 di Venaria. In questi atti i 4 venivano accusati di essere i leader della protesta, occulti organizzatori che però non agivano alcun comportamento materiale. Bastava la loro presenza a rafforzare gli “intenti criminosi” delle migliaia di giovani accorsi da tutta Italia contro un G7 della vergogna, offensivo verso chi ogni giorno combatte sfruttamento e precarietà.
Se ieri sera, infatti, la Questura aveva evidentemente deciso che ai due residenti in Valsusa, Giorgio e Andrea, non dovesse essere notificata la scarcerazione (con i carabinieri che alle 19.00 comunicavano ai legali che non avrebbero avuto personale fino alla sera successiva), han dovuto retrocedere dai loro intenti criminosi (si sarebbe trattato inoltre di ingiusta detenzione) a fronte dell’attenzione da subito destata in valle e delle numerose chiamate di protesta ricevute dalla caserma in questione.
Volevano probabilmente impedire loro di partecipare all’iniziativa organizzata dal Movimento No Tav insieme ai giovani da tutta Italia impegnati nel campeggio, cosa quindi non realizzata grazie alla scarcerazione e al fatto che poche ore dopo alcuni dei nostri erano già a Chiomonte, luogo naturale della lotta e della militanza No Tav.
Questo gesto, credibilmente, ha ulteriormente aumentato la loro frustrazione e stamattina, puntuali come degli orologi svizzeri, hanno dato annuncio per mezzo stampa (semper fidelis) del fatto che li hanno visti (con specifica di nome e cognome), che sono stati denunciati e con loro altri 50 giovani sui quali si scatenerà la furia questurina. Sempre tramite provvedimenti arbitrari ed extragiudiziari (vedi foglio di via), sempre con intenti intimidatori destinati a cadere nel vuoto.
Che triste canovaccio, una storia che si ripete e che racconta unicamente della frustrazione di grigi agenti che provano a crearsi un ruolo a fronte del fatto che il cantiere è fermo da oltre un anno e mezzo, grazie alla lotta quasi trentennale del movimento No Tav e nonostante tutti i loro sforzi. Non vi vola mosca. Non ci sono onori. Poche possibilità di carriera.
Ognuno si accontenta di quel che ha e di quel che può, noi continueremo a lottare per liberare la Valsusa da chi la vorrebbe un corridoio mangiasoldi. A loro il compito di inventarsi storie e regalare ai giornali dei “nemici pubblici”, ma nessuno più ci crede…che qualcuno glielo dica!
Avanti No Tav!