Condividiamo molto volentieri la dichiarazione spontanea rilasciata da Dana, a nostro avviso doverosa e giusta, durante l’interrogatorio di garanzia in seguito alla denuncia per il Primo Maggio 2019. Questo accanimento deve finire!
“Ho appreso dall’ordinanza applicativa, notificatami in carcere, che mi sono addebitati alcuni reati per la giornata del primo maggio 2019.
Sempre della stessa, ho avuto contezza della ricostruzione dei fatti, evidentemente fornita dalla Questura cittadina alla Procura, tale ricostruzione non è sicuramente veritiera.
Vengono omessi importanti elementi che, inseriti nella corretta cronologia dei fatti, avrebbero permesso d’interpretare la giornata e le azioni in essa susseguitisi, sotto un’altra luce, sicuramente non incriminante.
Questa lettura ha comportato l’emissione di misure cautelari a distanza di due anni dai fatti, tempo credo troppo lungo per giustificare una reale esigenza delle cautelari.
In quella giornata, per molte volte e dal principio ossia poco dopo il concentramento in Piazza Vittorio, la parte più numerosa della manifestazione, costituita da migliaia di persone, è stata oggetto di tentativi non solo di rallentamento, ma di una vera e propria espulsione dal corteo.
La negazione del diritto a manifestare e di quello a veicolare in piazza contenuti dall’alto valore ideale e morale è stata per tutta la giornata l’elemento che ha determinato i fatti qui descritti in maniera fuorviante.
Sono stata per tutta la giornata sopra il fugone dello “spezzone sociale”, impegnata nell’attività di speakeraggio. Non ho commesso alcuno dei reati che mi vengono addebitati e, soprattutto, ho esercitato il mio diritto alla “parola” e al libero pensiero, descrivendo ciò che vedevo con i miei occhi.
Pertanto, ritengo che ad essere violati oggi siano i miei diritti costituzionali e che questa misura sia priva di fondamento.”