Domenica sera è andato in onda un’intervista a Jean Claude Juncker nel programma televisivo Che tempo che fa. In pochi secondi il presidente della Commissione europea ne ha sparate talmente tante e talmente grosse che non credevamo alle nostre orecchie, pur abituate a tutto dopo le bestialità degli improvvisati esperti sitav degli ultimi mesi. Juncker ha affermato tra le altre cose:
– La seconda TAV Torino-Lione “è l’anello mancante tra Portogallo e Ungheria”: il presidente della commissione UE pensa che il TAV faccia parte del leggendario corridoio 5 ma il progetto è stato cancellato da anni visto che il Portogallo si è ritirato nel 2012 perché la linea non è economicamente conveniente
– “L’Unione europea, concede 888 milioni”. I fondi approvati sono di 813,8 mln di euro. Juncker tra l’altro smentisce anche che ci sarà lo strombazzato aumento del co-finanziamento dal 40% al 50% millantato da Chiamparino e dato per certo da tutti i giornali sitav. Fazio chiede se sono stati stanziati “fondi UE ulteriori” e Juncker conferma che i fondi sono sempre gli stessi, anzi che sono stati stanziati meno di un quarto dei 3,32 miliardi promessi visto che i fondi ogni volta dovranno essere negoziati in sede di bilancio.
– Con il TAV “il 40% delle merci sarebbero trasportate su ferro”. Neanche nei sogni bagnati di TELT e dell’Osservatorio (un organo che ha ammesso nel marzo dell’anno scorso che le previsioni di traffico su cui si basa il progetto “sono state smentite dai fatti”) la proporzione di merci tra Italia e Francia su rotaia si sposterebbe dal 8% al 40%. Il TAV è stato progettato nel 1994 quando sulla linea ferroviaria esistente tra Torino e Lione circolavano 7,6 milioni di tonnellate di merci prevedendo un aumento a 17 milioni di tonnellate che avrebbe saturato la linea storica, rendendo necessario un nuovo tunnel. Oggi il traffico ferroviario tra Torino e Lione è di soli 3 milioni di tonnellate e anche il traffico su strada è diminuito del 17,7%.
Juncker ha poi concluso dicendo che fare il TAV “è assai importante per ragioni economiche, per ragioni sociali, e per ragioni ambientali”. Difficile capire a quali si riferisca. A un cantiere che emetterà almeno 20 milioni di tonnellate di CO2 mentre c’è una linea ad alta velocità mista merci passeggeri che scorre sotto-utilizzata a pochi chilometri di distanza? Oppure a un progetto imposto alla popolazione locale che ha dato luogo all’opposizione più intensa e duratura degli ultimi vent’anni nel nostro paese?