La Repubblica/Torino si limita a dare la notizia coi toni freddi, che malcelano il tentativo di minimizzare:
“Incendio nella notte alle acciaierie Beltrame di San Didero, in Val Susa , da tempo a rischio chiusura. A fuoco, per cause da accertare, alcuni fusti semivuoti contenenti residui dell’olio utilizzato per raffreddare l’acciaio che erano depositati in un’area aperta all’interno dello stabilimento. I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per spegnere le fiamme e scongiurare rischi di nubi tossiche, ma alla fine la situazione è tornata alla normalità. Sull’accaduto indagano i carabinieri”…
Non si capisce con quale certezza il portale escluda possibilità di una qualche conseguenza nociva per gli abitanti del territorio dal momento che i fusti incendiati contenevano materiale nocivo. En passant, il portale riporta che “l’azienda è a rischio chiusura” e infatti sono forti i sospetti che si possa trattare di dolo, dal momento che, come in molti casi simili, la proprietà sarebbe oggi interessata a chiudere velocemente, portandosi via i lavorati e le attrezzature. Non a caso, molti lavoratori si sono fiondati ai cancelli per monitorare la situazione…
Sulla vicenda si sta giocando una partita pesante, che non riguarda solo i lavoratori dell’acciaieria ma tutto il territorio della Val Susa, dal momento che c’è chi vorrebbe addirittura potenziare lo stabilimento (con annesse conseguenze nocive) come compensazione per la realizzazione dell’Alta Velocità, cui si aggiungerebbe la ri-proposizione del mega-elettrodotto, bloccato dalle lotte della valle a fine anni ’80. Insomma, il premio di aver “accettato” il Tav sarebbero nuove onde elettromegnetiche in mezzo alle case e più diossina per tutt*…
Sull’incendio e la vicenda Beltrame, abbiamo fatto qualche considerazione con Nicoletta Dosio: Ascolta