Maxiprocesso no tav a Torino in aula bunker, si va verso la conclusione: le difese dei 53 imputati hanno iniziato con le prime arringhe finali, si termina a gennaio quando verrà emessa la sentenza.
Ed emerge che la quantità di lacrimogeni sparati a Chiomonte il 26.6 e 3.7 2011 non ha precedenti in Italia.
270 lacrimogeni sparati il 27 giugno e 4357 sparati il 3 luglio.
Vuol dire in media uno ogni 20 secondi, per un’ora e mezza, il 27 giugno (alcune centinaia di manifestanti presenti) e uno ogni 4,5 secondi, per circa cinque ore il 3 luglio (decine di migliaia di manifestanti presenti).
A Genova G8 il 20 ed il 21 luglio 2001 la media fu di un candelotto sparato ogni 5,6 secondi ma i manifestanti erano centinaia di migliaia, e in una città come Genova con vie, vento, bordo mare, posti per scappare. Alla Maddalena di Chiomonte posti per sfuggire non ce n’erano: era una conca, ed in manifestanti erano dieci volte di meno.
Possiamo dire tranquillamente che in Val Susa si sia sparato dieci volte di più che a Genova G8: una guerra civile chimica senza precedenti contro la popolazione, che fa impallidire non solo Genova G8 ma anche i numeri della Battaglia del Bogside in Irlanda a Derry dell’agosto del 1969 quando la RUC, la polizia nordirlandese, in due giorni sparò 1091 candelotti contro i manifestanti cattolici dando luogo ad uno scandalo internazionale ed alla costituzione addirittura di una commissione di inchiesta parlamentare.
Gli avvocati hanno presentato al tribunale video con decine di tiri diretti contro le persone, l’agente che dice al collega “io sparo per fare male, eh!”, autentiche barriere impenetrabili di gas bianco: elementi di ogni sorta per provare la aggressione chimica di cui tutti in quei giorni sono stati vittima, nel 2011 come in Irlanda nel 1969. Presto un report completo verrà pubblicato su queste pagine.
Quale che sia il risultato giuridico, resta un dato di fatto, il mostruoso sovradimensionamento dell’attacco chimico non può essere stato casuale, era necessario sgomberare i no tav dal luogo dei preziosi affari illeciti dell’alta voracità. Un giorno scopriremo chi lo ha ordinato.