da Il Manifesto – Strade allagate, frane, fiumi esondati, frazioni isolate, scuole e reparti ospedalieri chiusi, viabilità in tilt. L’alluvione «scollina» e, dopo aver colpito duramente Genova e la Liguria, sorpassa gli Appennini e arriva nel sud-est del Piemonte, in provincia di Alessandria. Altra acqua, nuovi problemi. La piena riguarda i bacini di Scrivia, Curone, Borbera, Orba e affluenti.
In totale, sono 23 i comuni coinvolti nell’area critica, colpita dalla forte perturbazione proveniente della penisola iberica. A Gavi, dove ieri mattina in sei ore sono caduti addirittura 380 millimetri d’acqua (92 in una sola ora, dalle 7 alle 8), 30 persone, che risiedono nei pressi del torrente Lemme, sono state evacuate e hanno trovato rifugio nella palestra della scuola elementare. Mezza Novi Ligure, ieri, era allagata, l’acqua non è potabile da oltre 3 giorni e sono stati chiusi i sottopassi; invasi i locali della rianimazione e della radiodiagnostica dell’ospedale San Giacomo ed allagati i magazzini, rendendo così inutilizzabili le derrate alimentari. I pazienti sono stati trasferiti in altri reparti e quelli, prossimi al ricovero, dirottati ad Alessandria. Il sindaco di Novi, Rocchino Muliere, parla di situazione davvero critica, di un’emergenza non attesa o almeno non di queste proporzioni: «Le previsioni meteo non erano così allarmanti, non ci aspettavamo tale disastro». Ad Arquata Scrivia, una casa è stata coinvolta da una frana, ma fortunatamente la famiglia all’interno è riuscita a mettersi in salvo. A Serravalle Scrivia è stato, invece, chiuso il gigantesco Outlet dell’abbigliamento, non-luogo metafisico per eccellenza, dove ogni giorno approdano migliaia di clienti anche con navette da Milano e Torino.
Oltre all’Ovadese — dove è stata bloccata la linea ferroviaria Ovada-Genova, è esondato lo Stura e sono crollati due ponti in una strada minore di Lerma — i comuni più colpiti sono Gavi, Arquata, Serravalle e Novi. Caso vuole che siano proprio le quattro principali località piemontesi interessate dal contestato progetto del Terzo Valico, la linea ad alta velocità-capacità tra Genova e Rivalta Scrivia (vicino Tortona). Considerato finora prioritario dal partito delle larghe intese e delle grandi opere, inviso, invece, alla popolazione.
«Oggi è forse ancora più evidente di prima — sostengono i comitati No Tav, pronti a mettersi gli stivali per risollevare il proprio territorio — quanto sia una vergogna pensare di spendere 6,2 miliardi per un’opera pubblica inutile e devastante per l’ambiente in un territorio fragilissimo, dove ciclicamente bisogna piangere morti e fare la conta dei danni. La natura è tremendamente beffarda e a modo suo ha messo in risalto questa contraddizione: il Freccia Bianca è deragliato sabato a Genova, a causa di una frana proveniente da un cantiere del Terzo Valico; l’attuale frana alla Crenna, località di Serravalle, è avvenuta nei pressi del cantiere dell’opera; gli alberi abbattuti hanno, poi, bloccato l’accesso al cantiere di Radimero ad Arquata». Il decreto-legge Sblocca Italia ha stanziato 200 milioni di euro (molti meno rispetto alle iniziali previsioni) per il Terzo Valico. Anche se ora, forse, le priorità dovrebbe essere altre: dissesto idrogeologico in primis.
Ieri, i Vigili del Fuoco hanno impegnato 60 squadre nel soccorso alle persone nelle zone più colpite. A Costa Vescovado, nel tortonese, 150 persone sono rimaste isolate nella frazione Salizzola. L’autostrada A7 Milano-Genova è stata chiusa tra Busalla e Vignole. Ad Alessandria, a scopo precauzionale, il ponte sul Bormida. La Provincia chiederà lo stato di calamità per le zone colpite dell’alluvione. Lo ha deciso la neo presidente, Maria Rita Rossa, che ieri ha effettuato un sopralluogo con l’assessore regionale ai trasporti Francesco Balocco. L’Arpa prevede «una graduale attenuazione dei fenomeni». Oggi è, comunque, atteso nei comuni alessandrini alluvionati il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Per il Piemonte le alluvioni sono un triste déjà vu: sono, infatti, passati 20 anni da quella più tragica, nel 1994, con i suoi 70 morti. E tanti problemi sono, in buona parte, ancora irrisolti.