I giornali stanno battendo nelle ultime ore, con sommo gaudio, una velina di TELT che annuncia la ripresa dei lavori nel tunnel geognostico della Maddalena. Visto che, nel comunicato stampa, il promotore dell’opera non fa menzione del profilo delle aziende vincitrici, l’operazione trasparenza la facciamo noi.
Ad entrare (di nuovo) nel cantiere del TAV per i lavori di rifinitura del cunicolo esplorativo, lasciato incompiuto negli scorsi mesi, ci sono due grandi gruppi di costruzioni.
1) Salini-Impregilo, il cui amministratore delegato, Pietro Salini, è tutt’ora indagato per turbativa d’asta per gli appalti del COCIV sul TAV terzo valico.
2) Il colosso francese Vinci, condannato il 14 marzo 2018 a 300.000 euro di multa per un reato analogo dell’ordinamento francese, quello di favoritismo. L’impresa avrebbe ottenuto informazioni riservate su un bando prima che fosse pubblicato influenzando così l’ottenimento dell’appalto. Tra l’altro Vinci siede nel consiglio di amministrazione di una lobby di costruttori presieduta dal presidente di TELT Hubert du Mesnil.
Al di là della gran cassa dei giornali sì tav che hanno una voglia matta di poter scrivere che i cantieri del TAV sono finalmente partiti, i lavori aggiudicati consistono nel mero allargamento del tunnel esistente sul versante italiano, la famoso galleria esplorativa che da due anni a questa parte si prova a far passare come tunnel di base. In particolare l’appalto consiste nello scavo di 23 nicchie di 40 metri per 3 per 8 metri di altezza. Per i lavori veri e propri le cose si annunciano alquanto complicate. La grana Salbertrand non sembra risolta, mentre iniziano rumoreggiare i cittadini dei comuni dove dovrebbero arrivare lo smarino del tunnel del TAV, in primis Brandizzo.
In compenso, con questo strombazzata “ripresa dei lavori” si iniziano a delineare con più precisione gli effetti ridicoli sull’occupazione del progetto TAV. A fronte di un investimento di 40 milioni per lo scavo delle nicchie, il cantiere della Maddalena darà lavoro a 50 operai per 19 mesi. Come dire che ognuno di questi famosi posti di lavoro ad alta velocità, che durerà poco più di un anno e mezzo, costerà 800.000 euro di soldi pubblici.