da Libero Dissenso – Anche per il presidente della commissione per i diritti umani, il senatore del Pd Luigi Manconi, c’è qualcosa che non va nella detenzione di Chiara, Niccolò, Claudio e Mattia. Il senatore ha infatti presentato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) chiedendo chiarimenti sul trattamento riservato ai quattro attivisti No Tav in carcere dal 9 dicembre.
Insieme a lu i , a firmare l’interrogazione, anche il compagno di partito Sergio Lo Giudice (membro della commissione Giustizia e della commissione sui diritti umani), il senatore Enrico Buemi (Aut-Psi-Maie, membro delle commissioni Giustizia e Antimafia) e il senatore Beppe de Cristofaro (Gruppo Misto, membro delle commissioni diritti umani e Antimafia).
Nel documento, depositato l’11 marzo, ci si chiede se il regime di detenzione eccessivamente duro riservato ai quattro non sia più vicino a un’anticipazione della pena piuttosto che a una custodia cautelare. Ogni cittadino, infatti, prima di un processo deve essere considerato innocente e può essere privato della sua libertà personale solo ed esclusivamente per garanzie processuali.
I quattro No Tav, invece, hanno subito irrigidimenti nel regime di detenzione senza apparente motivo. Dal 9 dicembre (giorno dell’arresto) al 20 gennaio erano nello stesso carcere e potevano tranquillamente incontrarsi e parlare tra loro. Avevano regolari colloqui, seppur risicati a causa del regime di As2 (Alta sicurezza), con familiari e conviventi. A un certo punto, però, la procura ha deciso di interrompere i colloqui e ha trasferito in altre carceri i quattro detenuti (Chiara a Roma, Claudio a Ferrara, Niccolò e Mattia ad Alessandria).
Chiara, seppur vietato dall’ordinamento, è stata messa in isolamento. Solo dopo le rassicurazioni arrivate alla Procura di Torino da Rebibbia ha potuto incontrare altre detenute. Mattia e Niccolò hanno il divieto di incontro tra loro e per questa ragione hanno le ore d’aria dimezzate. Claudio è stato messo in una sezione con altri tre detenuti: due non li poteva incontrare per il divieto della procura, il terzo perché svolgeva la socialità con gli altri due. Per questo è rimasto in totale isolamento per 19 giorni. Ha potuto incontrare un altro detenuto solo dopo che, respinta un’istanza degli avvocati, questi ultimi hanno deciso di denunciare pubblicamente quanto stava avvenendo. I colloqui con i familiari sono stati ripristinati, non quelli con i conviventi che permangono per non meglio precisate “ragioni investigative” che gli stessi senatori, sottolineano, non dovrebbero più sussistere visto che l’indagine su di loro è chiusa ed è già stata fissata la data del processo.
Pare evidente – ma questa è una considerazione nostra – che l’irrazionale irrigidimento delle loro condizioni detentive, con divieti di incontri prima possibili e colloqui limitati, è dovuto a un tentativo della Procura di Torino di sfiancare i quattro attivisti No Tav.
Il presidente della commissione per i diritti umani e gli altri tre senatori chiedono al ministro di effettuare una nuova verifica sulla necessità di un regime detentivo così rigido, il ripristino dei colloqui con i conviventi, il ripristino delle ore d’aria per Mattia e Niccolò e una socialità più significativa per Claudio, vista anche la sua giovane età.
L’interrogazione
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=00751331&stampa=si&toc=no