Sono stati resi noti poco fa i progetti che il governo intende finanziare attraverso il recovery fund, la manna di fondi europei che dovrebbe aiutare la ripartenza post-covid19.
Nella lista della spesa inviata all’UE, tra le opere urgenti da finanziare, il governo giallo-rosa ha pensato bene di inserire niente di meno che… il TAV Torino-Lione. Mentre sotto i riflettori si fa un gran parlare di transizione ecologica, dietro le quinte il governo PD-M5S domanda 1 miliardo e 79 milioni per realizzare la più devastante delle grandi opere nell’arco alpino. Un progetto ormai fuori dal tempo, che produrrà oltre 10 milioni di tonnellate CO2 impossibili da riassorbire come ha chiarito recentemente la corte dei conti UE, osteggiato dai sindaci delle tre principali città che dovrebbero beneficiare della sua costruzione (Torino, Lione e Grenoble), portato avanti da una società, TELT, che non è riuscita a mantenere uno solo degli impegni che aveva preso sull’impatto ambientale di un’opera che porterà, contrariamente a quanto annunciato, i detriti dello scavo direttamente a ridosso del centro abitato di Susa.
Se durante il picco della pandemia non si è fatto altro che ripetere che “niente sarà più come prima”, tutto sembra procedere business as usal col beneplacito del principale partito di governo, il Movimento 5 stelle. Invece che essere destinato a politiche a favore del reddito, della salute e del lavoro, il recovery fund finirà nelle tasche dei soliti grandi costruttori e general contractor. Il risultato è che l’unica ripartenza sarà quella dei profitti, con azionisti contenti e impatto occupazionale nullo, il tutto pagato con soldi pubblici e debito a cui seguiranno inevitabilmente tagli a welfare e servizi. Nel frattempo l’Europol ha già lanciato l’allarme sull’interessamento delle mafie ai fondi legati al covid19 e la possibilità di contestare le nuove colate di cemento che si riverseranno in tutta Italia è resa sempre più difficile dall’emendamento proposto dalle senatrici pentastellate Sabrina Ricciardi e Margherita Corrado che sospende fino al 31 dicembre 2023 le procedure di dibattito pubblico per tutte le grandi opere infrastrutturali.
Sul carro del SISTEMA TAV la storia ci ha insegnato che c’è sempre posto a sedere, Conte e i M5S però, scegliendo tra la salute pubblica e il magna magna delle grandi opere, stanno davvero cercando di guadagnarsi un posto in prima classe.