Oggi al tribunale di Torino si è svolto l’ennesima udienza del processo per i fatti del 24 agosto 2012. I fatti in questione riguardano un presidio informativo tenutosi sotto la sede della Geostudio, studio tecnico associato alla Geovalsusa azienda che in quel periodo era entrata nel Consorzio Valsusa con la speranza di vedersi aggiudicati alcuni appalti per la costruzione dell’opera.
Nell’iniziativa dell’agosto 2012, a seguito di un’assemblea tenutasi in tarda mattinata al campeggio di Chiomonte in località Gravella, decine di persone si recarono a Torino in Corso Trapani sotto lo studio della Geostudio per un presidio informativo per poi essere raggiunti da numerosi No Tav torinesi che nel frattempo erano stati informati dell’iniziativa.
Come emerge dalle testimonianze dei testi della difesa convocati oggi in aula di tribunale volontà dell’assemblea e dei no Tav era quella di continuare ad informare rispetto la campagna “C’è lavoro e lavoro”, una campagna lanciata dal movimento no TAV nel maggio 2012 sulle ditte nazionali e locali che da sempre avevano speculato sul territorio valsusino e che col cantiere del Tav si apprestavano a devastarlo definitivamente.
Nell’udienza di oggi quindi, a parte la scontata sfilza di testimonianze da parte di poliziotti e questurini, è stato il tempo dei testi della difesa.
Intollerabile e gravissimo l’atteggiamento della procura torinese oggi rappresentata da Manuela Pedrotta che non si è risparmiata insulti e intimidazioni verso i testi che si sono alternati di fronte al tavolo della prima sezione penale.
La messinscena inizia con l’attacco a Marisa, nota attivista No Tav di Chiomonte, con l’accusa da parte del pm di essersi presentata con una storia inventata e concordata e quindi mentendo, il tutto condito da un atteggiamento aggressivo e provocatorio tanto da scatenare l’intervento dei giudici che ad un certo punto hanno interrogo l’esame del teste.
Ciò che però ha dello scandaloso è stato l’atteggiamento assolutamente intimidatorio nei confronti di un giornalista, Davide Falcioni, marchigiano, che quel giorno stava documentando le pratiche del movimento No Tav e che quindi era partito dal campeggio in direzione Torino per seguire l’iniziativa informativa.
Dopo pochi secondi di testimonianza, infatti, non appena il giornalista pronuncia la frase “c’era un clima sereno”, il pm Pedrotta interrompe l’esame del testimone informandolo che se avesse continuato la testimonianza sarebbe stato indagato per gli stessi reati degli imputati presenti in aula. Un’intimidazione senza precedenti, tant’è che consultandosi con gli avvocati il giornalista ha deciso di non nominarne alcuno (nonostante il consiglio del pm) e di interrompere la testimonianza.
Se poco ci sorprende l’arroganza della procura torinese a cui oramai da molto tempo siamo abituati, dall’altro appare assurdo come una tale persecuzione al danno degli attivisti del movimento possa continuare in maniera così sfacciata.
Gli imputati, però, non si fanno intimidire e durante la prossima udienza che si terrà il 10 dicembre 2014 presso la maxi aula 3 del tribunale di Torino (ore 9,15) in diversi si sottoporranno all’esame in maniera tale da poter sostenere le ragioni del movimento e raccontare la reale dinamica di quella iniziativa e non quella fantascientifica ricostruita dalla procura (ricordiamo che per tale procedimenti furono date numerose misure cautelari, anche a dei giovani incensurati tutti attivisti del movimento).
Non saranno di sicuro alcuni personaggi malati di protagonismo e potere, schiavi di un sistema che produce ingiustizia, a fermare la lotta.
Forza No Tav!