Forse speravano non ce ne accorgessimo, invece diamo notizia dell’ennesima figuraccia per i pm Pedrotta e Rinaudo che quest’estate, con la solita pomposità mezzo stampa, avevano aperto un’indagine ipotizzando che dei No Tav avessero sabotato una linea ferroviaria in valle, rompendo a pietrate un pantografo di un treno in movimento.
Hanno dovuto fare marcia indietro pochi giorni fa poiché nemmeno i loro famosi “esperti”, pagati fior di quattrini pubblici, sono riusciti a fargli da sponda avvalorando la pista No Tav, costringendoli a richiedere l’archiviazione dell’indagine.
Siamo sicuri che le abbiamo tentate un po’ tutte, così come hanno fatto per ogni procedimento degli ultimi anni, ma anche questa volta il risultato ottenuto è un bel buco nell’acqua.
Il perché è chiaro ed era già facilmente ipotizzabile inizialmente, ossia che la causa del guasto potesse essere il caldo (stiamo infatti parlando di alcuni dei giorni più torridi della scorsa estate).
L’alta temperatura aveva già causato al passaggio di un treno precedente un “rilassamento” nella tensione del cavo, che poi evidentemente ha ceduto al transito del treno “vittima”, rompendone il pantografo.
Appare impossibile, nonostante l’eccezionalità delle tesi spesso presentate dalla procura torinese, che qualcuno possa colpire il pantografo di un tgv in movimento con un sasso.
Pedrotta e Rinaudo però, credendo nei super poteri dei No Tav, pensavano fosse cosi.
Attendiamo la prossima figuraccia e ci chiediamo: tutte queste migliaia di euro di soldi pubblici spesi per un’indagine su ““pericolo di disastro ferroviario conseguente a danneggiamento” per cui è previsto l’articolo 431 del codice penale le rimborseranno di tasca loro? Evidentemente no…