Bandi partiti o bandi rinviati? Tav o miniTav? Penali o non penali? Tradimento o fiducia?
Sono queste le domande con le quali ci siamo confrontati in questo periodo, tutto condito da una sovraesposizione informativa che ha monopolizzato un dibattito pubblico dal quale, scientemente, il movimento notav è stato escluso.
Stiamo vivendo una situazione completamene nuova rispetto al nostro lungo passato, dove si è innescato un ampio dibattito pubblico sulla Torino Lione come non si era visto mai. Dibattito viziato dalla campagna elettorale e da gruppi politici ed economici particolarmente interessati non forse per una volta, alla realizzazione dell’opera, ma a quello che rappresenta.
Diciamolo chiaramente, nemmeno chi lo dichiara ai quattro venti vede in una nuova linea tra Torino e Lione una qualche utilità economica o trasportistica. Decine di incompetenti si avvicendano in tv, sui social e sui giornali parlando a vanvera (e mai supportati da dati) di flussi di traffico, di corridoi per le merci, di sistemi trasportici e di bandi europei, senza sapere nemmeno la partenza e l’arrivo del treno che vorrebbero vedere sfrecciare dentro alla montagna.
Una nuova linea tra Torino e Lione non serve, questo è acclarato. E’ costosa e inutile e non risponderebbe in nessun modo alle necessità del Paese.
Non serviva un’analisi costi e benefici per dirlo, ma visto che c’è stata, ora c’è anche una certificazione autorevole che, sebbene giudicata negativa se non dilettantistica dai sitav perché non ha prodotto il risultato sperato, ha avuto il pregio di convincere il presidente del consiglio a mettere in dubbio il tav, come non era avvenuto mai.
Ma nonostante lo sforzo tecnico, non vi è possibilità di sfondare il muro eretto in questi anni dai favorevoli all’opera, perché non vi sarà mai un dibattito serio su questo argomento, ed ecco perché il movimento notav ha sempre dovuto far da sé mettendosi di traverso, non solo in senso letterale.
Siamo convinti delle nostre ragioni e siamo convinti che queste non siano egoistiche, ma rappresentino buona parte del nostro Paese. Da Palermo a Catania ci vanno 10 ore in treno, a chi servirebbe risparmiare 20 minuti per arrivare a Lione, siamo sinceri.
Lasciamo ad altri articoli sul sito tutte l’operazione meticolosa che continuiamo a fare nello smontare fake news e dati falsi che da oltre 20 anni circolano, qui vogliamo fare chiarezza su un paio di punti che ci stanno a cuore.
Per la prima volta in quasi trent’anni il Tav è stato messo in discussione dal governo e questo non era mai avvenuto. Partiamo da qui per fare chiarezza, perché abbiamo sempre affrontato tutti i governi che abbiamo avuto di fronte come controparte, perché alla fine di tutto è quello l’organo decisionale. Lo abbiamo sempre fatto senza distinzione politica di chi avevamo davanti e non abbiamo mai fatto sconti a nessuno, come avverrà anche questa volta.
Categorie come il tradimento non sono utilizzabili dalle nostre parti perché il Movimento 5 stelle da noi non ha mai avuto carta bianca, come non ha avuto mai nessuno in passato e mai nessuno l’avrà in futuro.
Siamo gente semplice, abituata a decidere insieme, pubblicamente, guardandoci in faccia ogni volta. Inoltre siamo abituati a non delegare a nessuno il nostro futuro e questo ci ha sempre garantito di essere protagonisti delle nostre scelte.
Ora la situazione per noi non è mutata ma senza dubbio è più positiva di un tempo. La nostra lotta è stata in grado di condizionare il governo in diversi atti che fino a qui sono stati fatti: il non allargamento del cantiere, il blocco alla variante dell’autostrada, il rinvio dei bandi nella prima fase della vicenda ad esempio. Tutti atti tecnico/politici che hanno fatto si che non si muovesse una foglia nel fortino di Chiomonte.
Ora c’è la questione dei bandi lanciati con clausola, che in soldoni significa 6/8 mesi di tempo guadagnato dal nostro punto di vista. Certo il blocco totale era meglio ma il sistema Tav è una piovra dai mille tentacoli e per fermarlo bisognava a tempo debito, tagliargli la testa.
Questo per molti motivi, tutti ascrivibili alla mediazione politico istituzionale, non è avvenuto ma ce ne faremo una ragione.
Inoltre a noi poco importa che il M5s salvi la faccia. Vogliamo che il governo fermi il tav senza mini scappatoie. Per questo abbiamo lottato e per questo lotteremo come sempre abbiamo fatto. Ci sono quelli che non aspettano altro che gridare tradimento per dire l’ho sempre saputo.
Ci sono quelli che vorrebbero vederci fare il tifo in questo derby gialloverde. Forse sfugge che questa per noi non è una battaglia di opinione. Ne va delle nostre vite, ne va della nostra Valle.
Non ci siamo mai fermati in attesi degli eventi e non lo faremo neanche questa volta, e per questo saremo a Roma il 23 con una manifestazione nazionale.
Così come prosegue la campagna contro la militarizzazione della Valle che ci vede impegnati quotidianamente a mettere in discussione e in difficoltà l’apparato militare che impedisce la libera circolazione nella nostra Valle.
Questo Paese ha bisogno di tante altre cose immediatamente realizzabili piuttosto che di un’opera nata vecchia e basata sul nulla. Ha bisogno di piccole opere e di tanto, tanto entusiasmo che solo le lotte possono dare con obiettivi raggiungibili e soprattutto collettivi, come quelli della nostra lotta.
Vi aspettiamo a Roma il 23 Marzo.