Il Movimento No TAV ha condiviso appieno le ragioni che stanno alla base delle iniziative del Cambio Giro rivolte a dare visibilità alla situazione che sta vivendo il popolo palestinese, rispettando le sensibilità di chi vive questo evento esclusivamente come festa sportiva, e parteciperà a queste iniziative:
– presidio informativo a Susa in Piazza D’Armi alle ore 9 di sabato 26 maggio, con volantinaggio e lettura di un documento che denuncia come l’aver fatto partire il Giro d’Italia da Israele sia stata un ‘operazione strumentale volta ingannevolmente a “riabilitare” l’immagine pubblica di un paese che sta sterminando il popolo palestinese. È sollecitata la presenza numerosa con bandiere No TAV e palestinesi,
– bandiere No TAV e palestinesi diffuse lungo tutto il percorso delle tappe che si svolgeranno in valle,
– evento musicale e conviviale venerdì 25 maggio 2018 dalle ore 20 a Bussoleno presso la Credenza con il duo “dal balconcino” ed altri artisti, in sostegno al popolo palestinese ed alla denuncia della strumentalizzazione del Giro d’Italia da parte dei governi italiano ed israeliano.
Cambia Giro.
Il Movimento No Tav dichiara il suo NO a questo 101° Giro d’Italia.
La Valle di Susa, interessata dal suo passaggio in due distinte tappe, sarà luogo aperto e democratico di manifestazione di questa nostra presa di posizione.
Attraverso l’adesione e partecipazione diretta, maturate dopo ampia e condivisa discussione, intendiamo fare anche nostri i motivi che hanno dato il via a molteplici iniziative di dissenso, a partire dall’ignorato appello a modificare le scelta della città di Gerusalemme quale località di partenza.
Ci riconosciamo fermamente contrari alla scelta di un gruppo editoriale privato di utilizzare per scopi politici di parte un evento sportivo che, pur essendo storicamente risorsa aziendale e luogo di interessi economici riconosciuti, è patrimonio collettivo per l’intenso coinvolgimento popolare che da sempre suscita, alimentando simpatia e sentimenti patriottici ed identitari nella stragrande maggioranza degli Italiani.
Un sostegno così esplicito allo Stato di Israele, concomitante con il settantesimo anniversario della sua fondazione, con l’avviato tentativo di sdoganamento internazionale del trasferimento della capitale a Gerusalemme, con l’inasprimento delle violenze e delle prevaricazioni verso le popolazioni Palestinesi, con la palese e arrogante negazione di qualsiasi credibile percorso di pacificazione è molto di più di un ghiotto business d’impresa, è una scelta connivente e non disinteressata contro un popolo perseguitato in chiaro appoggio dei suoi oppressori.
Gli italiani, nel loro diritto di seguire ed appassionarsi ad un grande evento sportivo, sono stati indebitamente trascinati ad avallare un’azione di politica e diplomazia internazionale che avrebbe richiesto ampie cautele anche in caso di iniziative governative ufficiali, lasciando l’amaro sospetto che un assenso politico ci sia comunque stato, in pieno dispregio delle prerogative del Parlamento, del diritto internazionale e delle sue regole.
Non si fraintenda in alcun modo questa presa di posizione che nulla ha a che fare con l’antisemitismo, del suo radicamento e riaffiorare in molti Paesi, anche europei.
I milioni di cittadini di origine ebraica presenti in quasi ogni luogo del mondo che credendo nella giustizia e nel bisogno di pace, contribuiscono quotidianamente con operosità e intelligenza al progresso dell’umanità hanno, intatte e indiscusse, la nostra stima ed amicizia.
Essi non sono e non devono essere chiamati a corresponsabilità con uno Stato, un Governo e sciaguratamente un prevalente elettorato che questi valori sembrano aver smarrito per strada.
Una strada che restando fedele alla memoria scaturita dall’Olocausto avrebbe dovuto respingere per sempre razzismo, intolleranza, mire territoriali, disprezzo della vita e delle persone, spinte tanto avanti da innescare tragiche pulizie etniche.
Confidiamo che siano le Comunità ebraiche internazionali, come già hanno fatto molti ebrei italiani, a riconoscere e respingere la minoritaria cultura dell’odio e della prevaricazione, distinguendo la propria identità storica, culturale e religiosa dell’esasperato nazionalismo di questo giovane Stato.
Il Movimento NoTav negli anni ha vissuto numerose occasioni di incontro con esponenti e comunità Palestinesi riscontrando ogni volta tratti ed esperienze comuni, riconducibili, fatte le debite proporzioni, a medesime matrici: militarizzazione dei territori, steccati, filo spinato e zone interdette, controllo militare della vita civile e limitazioni alla libertà di movimento degli stessi residenti, accrescendo solidarietà e sentimenti di vicinanza.
Non estraneo a quanto scaturito da queste riflessioni, è stato ed è il concreto caloroso supporto ai migranti in transito spontaneamente creatosi in Valle, doverosa e sentita risposta ai crescenti orientamenti politici che hanno dato l’avvio a divisioni, barriere, respingimenti ed alla chiusura di confini e frontiere.
La pronta risposta al concentrarsi sui valichi delle nostre montagne di energiche azioni di contrasto al libero spostamento delle persone di qualsiasi provenienza, etnia e cultura, messe in atto dai due Stati confinanti, è stata, con pretestuosa prepotenza dello Stato francese, ancora una volta duramente colpita con azioni giudiziarie di carattere penale.
Cambiare il Giro, nel continuo percorso tracciato dalla nostra quasi trentennale lotta, significa sapersi mettere in discussione, sottrarsi in modo critico al pensiero dominante, mettersi in gioco per i propri ideali, aspirare ad un Mondo migliore, credere nella giustizia e nella Pace tra i popoli.
Gino Bartali, a cui è stato conferito da una commissione israeliana il titolo di Giusto tra le nazioni, oggi non avrebbe dubbi nel ripetere il suo:
“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.
Da un ben noto luogo, Valle di Susa, 15 maggio 2018.
Movimento No Tav