Questo proverbio vecchio di 2000 anni si avvera ancora oggi a Chiomonte. TELT – la società francese incaricata di costruire il tunnel di base della Torino-Lione – ha occupato militarmente una vasta area naturale a giugno 2011 e da allora la “custodisce” in tutti i sensi. In campo ambientale, dovrebbe, in base alle leggi e alle autorizzazioni ricevute, preoccuparsi che l’impatto dei suoi cantieri non superi certe soglie (per la verità, già molto blande). Ma è come, lo ripetiamo, pretendere che i lupi proteggano un gregge affidato a loro stessi.
Fin da subito, invece di svolgere i rilievi preliminari sempre necessari per valutare in seguito eventuali cambiamenti, non eseguì i monitoraggi ante-operam (con la scusa insostenibile dell’opposizione popolare) e ha così vanificato ogni possibile comparazione futura. Ha poi proseguito eseguendo decine di misure ambientali anche precise, ma senza dar loro alcun peso. Ad esempio, i rilievi del 2013/14 segnalarono una diminuzione della presenza di anfibi nell’area intorno al cantiere ma nessun provvedimento venne intrapreso né ulteriori indagini. E magari non era nemmeno colpa della Torino-Lione!
Molto più grave il comportamento del 2012. Esaminando le schede dei monitoraggi di quella stagione (>scarica qui<) si scopre che in quell’anno i botanici incaricati da TELT hanno identificato diverse piante del genere Aristolochia. Come è ormai noto per merito del Movimento NoTav, questa rara erba velenosa è importante perché viene attivamente ricercata da una farfalla ancor più rara, la Zerynthia polyxena, a sua volta protetta dalle Direttive Europee. La stretta simbiosi tra i due organismi è ben nota in letteratura e gli specialisti non potevano ignorarla. Sia che l’abbiano segnalata a TELT e questa sia rimasta indifferente, sia che se la siano dimenticata, il risultato è stato lo stesso, desolante. Nessuno ha fatto nulla per proteggere pianta, farfalla e i loro habitat. Anzi. Due anni dopo, con il colpevole assenso del MATTM (Ministero dell’Ambiente), TELT si è fatta approvare una variante progettuale che ha spianato una delle stazioni rilevate costruendoci sopra una bella strada militare! (>qui la carta dei monitoraggi, il punto inglobato nel cantiere è Chi Ve 14<)
Vogliamo ripeterlo bene: fin dal 2012 TELT (il lupo) sapeva che doveva custodire Aristolochia (le pecore). Ma anziché approfondire le indagini ha pensato bene di inglobare nel cantiere e distruggere un punto in cui la presenza della pianta era stata evidenziata dai suoi stessi monitoraggi. Il lupo si è mangiato la pecora. E non risulta che ARPA, incaricata di controllare i dati di TELT, abbia avuto nulla da eccepire.
La Zerynthia è salita alla ribalta nel 2016. TELT ha presentato l’ennesimo progetto di variante, prevedendo di allargarsi anche sul territorio di Giaglione. Tra i documenti necessari per l’autorizzazione, la legge prescrive anche lo Studio di Impatto Ambientale in base al quale, poi, dovrà avvenire la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Bene, nonostante i suoi stessi precedenti monitoraggi e nonostante il ritrovamento fosse già noto all’Università di Torino (informata dal Movimento), TELT ha omesso di segnalare sia la pianta sia la farfalla. E’ stata costretta a considerarla solo a causa delle prescrizioni a cui Regione, ARPA e infine il Ministero dell’Ambiente hanno subordinato l’approvazione della nuova variante di scavo. Superficialità o malafede? Mah!
A quel punto, TELT ha fatto buon viso a cattivo gioco ed ha vestito, lupo, la pelle dell’agnello. Si è inventata paladina dell’ambiente, ha cavalcato la farfalla come se fosse un risultato positivo dei suoi lavori, ha concepito protocolli luccicanti per intestarsi il merito delle ricerche e della protezione.
Ma il lupo perde il pelo, non il vizio. Immediatamente, secondo il suo istinto predatorio, ha voluto appropriarsi dei terreni dove Aristolochia e Zerynthia vivevano tranquille. Sono aree marginali, sulle quali TELT avrà in futuro il diritto di esproprio per allargare il cantiere, ma che ad oggi non sono affatto nella sua disponibilità legale. Eppure TELT ha spedito lettere ai proprietari preannunciando recinzioni e limitazioni di passaggio. Il tutto con la scusa della ricerca e della protezione della natura.
C’è solo un modo per proteggere le pecore dai lupi: difenderle attivamente. E deve farlo il buon pastore, che le conosce e se ne cura. Se per stanchezza. stupidità o convenienza, si fida di un lupo affabile e sorridente, non potrà lamentarsi delle perdite.