Si chiude con un lungo applauso il consiglio comunale di bussoleno del 18 gennaio 2015. La sala è strapiena, all’ordine del giorno un unico punto, tav, nuova linea Torino Lione, progetti e tavoli di discussione. Si giunge alla serata con non poche difficoltà dopo un dicembre difficile dal punto di vista istituzionale e una valle intera in subbuglio alla lettura dei quotidiani locali e non. Al centro della scena ci sono il ministro alle infrastrutture e ai trasporti Del Rio e il commissario di governo incaricato Foietta.
Ad appena pochi mesi dal suo incarico ecco che viene tesa l’ennesima trappola per le istituzioni della valle di Susa no tav. I sindaci chiedono da mesi un incontro con il nuovo ministro che sembra evitare con cura l’argomento e nell’ottobre 2015 accetta. Un incontro veloce a margine di una visita torinese con poche dichiarazioni alla fine del veloce dibattito a porte chiuse. Viene ripetuto il mantra del tav “è un’opera essenziale, non si può tornare indietro…”.
I sindaci chiedono ancora un confronto, chiedono di poter spiegare le ragioni di un territorio e allo stesso tempo dell’intero paese, l’antieconomicità del progetto, i rischi ambientali, l’inutilità stessa dell’opera laddove già le alternative di traffico su ferro ci sono, da poco rimodernate e utilizzate neanche per un terzo delle loro capacità. Il ministro, per tutta risposta, consigliato dal PD torinese, presenti Chiamparino, presidente della regione, Fassino, sindaco di Torino e presidente della città metropolitana, e Foietta, dirigente di coordinamento della città metropolitana nonchè commissario di governo per la Torino Lione alta velocità, incarica quest’ultimo di proseguire nel dialogo fissando altri incontri e tavoli di discussione. L’amara sorpresa (e neanche troppo sorpresa) è che l’architetto Foietta non avrà margine di trattativa nè di discussione sull’opera, non potrà parlare di opzione zero, ovvero se all’opera si può rinunciare, nè tantomeno affrontare una seria analisi costi-benefici. Un tavolo o una discussione che per voce dello stesso commissario dovrà vertere unicamente sulle “ricadute positive” che il progetto potrà dare al territorio, in parole povere compensazioni, tentativi di corruzione pubblica della valle di Susa.
Dopo, come dicevamo, un non troppo sereno dibattito, ecco che ieri sera arriva la risposta più bella che il territorio interessato potesse dare. Un chiaro no alle compensazioni, all’opera e a tutti gli incaricati del governo per la costruzione del progetto. Uno schiaffo morale e politico dato da un’amministrazione PD del cuore della valle di Susa, Bussoleno, cuore della lotta no tav, ai corrotti e affaristi dirigenti piemontesi del partito democratico.
Una richiesta di dialogo sì, ma a condizioni eque ed oneste dove le parti interessate possano avere voce con una pari dignità. Una delibera congiunta votata all’unanimità che rimanda al mittente le proposte oscene giunte in questi mesi e che ribadisce citando anche la sentenza del tribunale permanente dei popoli il protagonismo e la centralità delle istituzioni locali nelle decisioni che riguardano la vita e il futuro dei territori.