GRANDE OPERA INFINITA – I geotecnici contano almeno 36 sorgenti a forte rischio al di sopra del tunnel. A Villarodin-Bourget, 536 abitanti, la galleria scavata a 60 metri sotto il paesino ha modificato il sottosuolo in modo irreversibile
DI JADE LINDGAARD E SIMON TOUPET da https://www.ilfattoquotidiano.it/
Una manifestazione contro il Tav Torino-Lione si è tenuta nella Valle della Moriana, in Savoia, nel fine settimana del 17 e 18 giugno, su appello di numerose associazioni, tra cui Les Soulèvements de la Terre. Era stata vietata dalla prefettura, che temeva intrusioni e degradi nel cantiere, ma gli organizzatori l’hanno mantenuta e diverse migliaia di persone si sono riunite a La Chapelle, mentre il governo ha dispiegato duemila poliziotti sul posto. La costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra la Francia e l’Italia è accompagnata da problemi di diverso genere: costi, distruzioni ambientali, inquinamento, opacità, repressione, emissioni di Co2.
Ma di fronte alla siccità e ai livelli molto bassi delle falde acquifere, una preoccupazione emerge più di altre: l’impatto del cantiere sulle risorse idriche della valle.
Il tunnel ferroviario non solo scaverà le Alpi per 57,5 chilometri tra Saint-Jean-de-Maurienne e la Val di Susa. Attraverserà anche i bacini di approvvigionamento in acqua potabile di 4.400 abitanti. Complessivamente, nei perimetri di protezione posti lungo il tracciato della futura infrastruttura, si trovano sedici punti di prelievo dell’acqua. Queste zone servono a proteggere le sorgenti d’acqua dal rischio di inquinamento. Vi sono quindi vietate con decreto della prefettura una serie di attività: scavi, costruzioni senza legame con la rete pubblica di acqua potabile, trivellazioni, apertura di gallerie sotterranee, depositi, uso di esplosivi. Ma, per scavare un enorme tunnel nella montagna, servono macchine, camion e prodotti chimici. Bisogna soprattutto scavare la roccia, a volte facendo saltare in aria gli ostacoli. “Non appena c’è il rischio di un danno per le risorse idriche, ogni attività diventa illegale – analizza Zehor Durand, avvocato dell’associazione Vivre et agir en Maurienne (Vam) e del partito della sinistra La France insoumise (Lfi) –. Gli studi idrologici mostrano un probabile impatto dello scavo dei tunnel sul prosciugamento delle sorgenti. Quest’acqua potabile, cristallina, subirà modificazioni irreversibili. Non siamo lontani dall’ecocidio”.
I comuni interessati sono: Avrieux, Bramans, Modane, Orelle e Saint-André. Vam, che ha sollevato per prima il problema, ha fatto ricorso presso la Commissione nazionale per la deontologia e le emergenze nella sanità pubblica e nell’ambiente (cnDaspe). Il ministero dei Trasporti ha ricevuto la segnalazione un anno e mezzo fa, ma la lettera della cnDaspe è rimasta senza risposta. L’ufficio del ministro dei Trasporti, Clément Beaune, contattato da Mediapart, ha spiegato che “la risposta all’allerta della cnDaspe sarà comunicata una volta che i servizi dello Stato avranno stabilito le misure da prendere” alla luce di un rapporto dell’Ufficio delle ricerche geologiche e minerarie (Brgm), consegnato nel novembre 2021, relativo al monitoraggio delle risorse idriche. Nel frattempo, Mediapart, in accordo con la cnDaspe, ha raccolto una serie di dati che hanno permesso di localizzare e tracciare una mappa dei punti di prelievo dell’acqua potabile lungo il tragitto della Torino-Lione. Per Philippe Delhomme, co-presidente di Vam, “i rischi per l’acqua sono importanti”. Il cantiere della Torino-Lione è iniziato più di vent’anni fa. Nel paesino di Villarodin-Bourget, 536 abitanti, diverse sorgenti “si stanno prosciugando – ha spiegato il vicesindaco –. In alcuni casi, la loro portata si è ridotta di molto”. Per costruire la Torino-Lione, è stata scavata una galleria a 60 metri sotto il paesino che ha “cambiato il percorso delle fonti in modo irreversibile”. Il delegato generale di Transalpine, l’associazione c> Tina: he riunisce i promotori della Torino-Lione, Stéphane Guggino, ha confermato che la sorgente in questione è stata prosciugata, ma che è “l’unico caso” registrato in vent’anni.
Il costruttore ha riconosciuto le proprie responsabilità e, per compensare, ha costruito un acquedotto di cinque chilometri per convogliare l’acqua da una sorgente in quota, sotto il Col de la Masse. “Ma abbiamo perso in quantità e qualità dell’acqua”, ha spiegato Philippe Delhomme. Questi incidenti si sono verificati quando il cantiere era ancora nella fase preparatoria: quattro chilometri di galleria completati nel 2007. Da parte sua, Telt, la società binazionale, di proprietà al 50% dello Stato francese e al 50% dello Stato italiano, che sta realizzando la Torino-Lione, sembra voler ignorare il problema: “Nessuna fonte di acqua potabile è mai stata prosciugata a causa dei lavori – ha detto il suo portavoce –. Non ci sono impatti significativi sulla qualità dell’acqua e non vi è stato inquinamento”. Ma, secondo un rapporto del Brgm del 2021, il monitoraggio del flusso dei fiumi effettuato da Telt è incompleto e in parte impreciso. I dati sono stati aggiornati solo per 85 sorgenti, sulle 101 che sarebbero da monitorare. La portata delle fonti inoltre non è stata quantificata, per cui il 75% dei dati è difficilmente utilizzabile. Quale sarà l’impatto della costruzione del tunnel di oltre 57 km sulle risorse idriche della valle? “Difficile avanzare delle stime – spiega un idrogeologo che conosce bene il dossier, ma che preferisce restare anonimo –. Malgrado tutti gli studi che si possono realizzare, sarà complicato definire come è il sottosuolo a 1,5 km di profondità. Non possiamo garantire che non ci saranno impatti”.
In una relazione disponibile online, l’ingegnere geotecnico, Jean Piraud, che ha lavorato sulla Torino-Lione (ma che non ha risposto alle domande di Mediapart), spiega che per stimare l’impatto idraulico di un tunnel è necessario valutare le venute d’acqua in ogni sezione, inventariare le sorgenti nelle immediate vicinanze del tunnel, analizzare i rischi di prosciugamento, identificando i punti più sensibili, e prevedere misure compensative in caso di impatto significativo. In totale, Jean Piraud ha elencato 667 punti d’acqua al di sopra del tunnel della Torino-Lione, di cui 36 “ad alto rischio” di prosciugamento. Sui 39 punti “sensibili” identificati, 17 sono fonti di acqua potabile. Questi rischi sono noti al Brgm. Già nel 1977, dei ricercatori dell’ente pubblico specializzato nello studio del suolo avevano analizzato un preoccupante precedente storico: la scomparsa delle sorgenti nei villaggi delle Alpi seguita alla costruzione di un tunnel tra le valli dell’Arc e dell’Isère, attraverso il massiccio Belledonne, da parte di Edf, il principale produttore di energia elettrica in Francia. Nel report dell’epoca, che Mediapart ha potuto consultare, si legge che inizialmente “su questo versante montano, le sorgenti d’acqua erano numerose e abbondanti”.
Ma, su 27 punti d’acqua monitorati, più della metà, 19, si erano prosciugati dopo i lavori. I geologi avevano concluso che “gli scavi di un tunnel influiscono sul prosciugamento delle sorgenti”. I cinque comuni della Savoia interessati dalla linea Torino-Lione conosceranno la stessa triste sorte? “La natura non è in grado di ripristinare il drenaggio di questo tunnel e delle gallerie a monte”, si preoccupa Daniel Ibanez, storico oppositore al progetto. Da parte sua, Telt assicura il suo impegno “a garantire la massima integrazione tra l’infrastruttura ferroviaria e i territori interessati dal suo passaggio”. E afferma di aver “sempre operato nel rispetto della legge e dei decreti che sono alla base delle autorizzazioni di costruire”.
“Le problematiche relative all’acqua vengono prese in considerazione in ogni fase del progetto grazie a quasi 140 indicatori che vengono monitorati sulla tratta transfrontaliera per garantire che eventuali inconvenienti, legati ai lavori, rimangano accettabili”, osserva a sua volta il ministero dei Trasporti, assicurando che “quando sono stati individuati impatti sulla quantità dell’acqua, su un numero limitato di sorgenti idriche (non potabili), sono state sistematicamente fornite soluzioni che consentono il ripristino dell’approvvigionamento idrico”. Il progetto della Torino-Lione è stato dichiarato di pubblica utilità sedici anni fa, con decreto prorogato nel 2017. In tutto, il collegamento ferroviario si estende su 230 chilometri.