post — 5 Luglio 2014 at 11:26

I magistrati di Torino su TAV e mafia. Riflessioni.

Quando le indagini sulla presenza della mafia in Piemonte cascano sugli appalti TAV, i toni di gran parte dei giornalisti e dei politici diventano meno aspri, compaiono distinguo, precisazioni e sottodimensionamenti, e ne esce il ritratto di un sistema che sarebbe in perfetta salute, non intaccato da poche mele marce, subito individuate.

Anche la Procura di Torino (che pure indaga sulla mafia) ha una sua prospettiva: stando alle dichiarazioni di alcuni giornali, dopo l’operazione che ha portato all’arresto di 20 persone per mafia anche in Val Susa, il procuratore aggiunto Ausiello avrebbe dichiarato in conferenza stampa che

 

La ’ndrangheta ha tentato di infiltrarsi negli appalti della Torino-Lione, ma non ci sono riusciti

e che

il Tav è pulito”.

Se è vero che questo ha detto, c’è da rimanere confusi.

Infatti è l’indagine dello stesso Ausiello a dimostrare che la ‘ndrangheta, nella persona di un associato esterno con relativa ditta, ha realizzato lavori di asfaltatura dentro il cantiere del tunnel esplorativo di Chiomonte (https://www.notav.info/post/in-val-di-susa-una-ndragheta-ad-alta-velocita-lespresso-ha-letto-bene-lordinanza/).

Soldi pubblici che sotto il naso degli investigatori presenti in massa nel luogo del delitto, finiscono in mano a società ritenute dalla stessa Procura stare nell’orbita della ‘ndrangheta.

Usando il parametro che i giornali attribuiscono al Dr. Ausiello, è evidente che “il Tav è sporco”.

Però in conferenza stampa si sarebbe detto sostanzialmente qualcosa come ‘pericolo sventato’.

Come spiegare la contraddizione? Se davvero la frase è stata pronunciata, quale norma autorizzava Ausiello ad esprimere quelle rassicurazioni del tutto infondate secondo la stessa indagine? E se invece Ausiello si riferiva al presente, che mezzi ha per dirlo con quella certezza? Siamo sicuri che il malaffare ‘ndranghetista sia infilato solo a livello di sub-subappalti? Tenete conto che proprio pochi giorni fa addirittura il presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi aveva detto “Non si può escludere un’attuale presenza”.

A questo punto ne approfittiamo e facciamo una piccola carrellata di scelte procedimentali e processuali del pool no tav della procura di Torino quando si è toccata la materia mafia in collegamento con le vicende dell’alta velocità ferroviaria, già che ci siamo ricordando che è lo stesso ‘pool’ che in certi casi impiega il triplo del tempo ad indagare a favore dei no tav, rispetto a quando indaga contro di loro:

—Ritiene che non sia reato la mancata affissione da parte di LTF, in luogo visibile al pubblico, dei cartelloni obbligatori per legge antimafia, che devono riportare i nomi delle aziende che lavorano nel cantiere (cfr. ad es. https://www.notav.info/post/legalita-del-cantiere-ltf-il-comune-di-chiomonte-vigila/).

Qui sotto la foto di uno dei cartelli esposti da RFI per i cantieri AV del ‘terzo valico’ e che ha permesso ai no tav di mettere a fuoco fra i subappaltatori l’impresa Mussano & Baracco.

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In Val Susa LTF si rifiuta di metterli.

E di fronte ad un esposto del 2012 che ne denunciava la mancanza, il ‘pool no tav’ della Procura chiede e ottiene l’archiviazione.

Morale, LTF (nonostante gli inviti formali del Comune di Chiomonte, e le garanzie del direttore generale, fatte in video) da anni non espone in pubblico i dati e i nomi delle ditte subappaltatrici, cottimiste, affidatarie di noli a caldo o di contratti similari per la realizzazione di alcune parti delle opere, e quindi non ha neanche reso pubblico il nome dell’azienda in orbita ‘ndrangheta che ha asfaltato la strada di cui abbiamo appena parlato. Ovviamente sono condizioni in cui il pubblico è tenuto all’oscuro e non può effettuare controlli e verifiche sul dove confluiscono i denari pubblici italiani, francesi e comunitari. Condizioni che contribuiscono ai ritardi delle ‘autorità inquirenti’ nell’individuazione delle ditte collegate o controllate dalla criminalità organizzata mafiosa. Ripetiamo: è proprio una legge antimafia a prevedere quei cartelli, art. 18 commi 6 e 12 della legge n. 55 del 19/03/1990 “Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosità sociale”.

 

—Indaga i no tav che, non potendo evidentemente conoscere i nomi delle ditte subappaltatrici per la mancanza dei cartelli, monitorano le targhe dei mezzi che entrano ed escono dal cantiere di Chiomonte.

 

—Fa processare i no tav che nel 2011 si opposero allo sgombero del presidio della Maddalena da parte della polizia e di alcune ditte, e nello stesso processo non vuole che entrino documenti che provano i rapporti tra capi di ‘ndrangheta e quelle ditte: Italcoge (assunzione di Iaria B.; cerniera per far entrare a Chiomonte la ditta che ha asfaltato la strada), e Martina (partecipazione a riunione a casa di Iaria G.).

Ora, in linea di principio e in una teorica scala di valori, il fatto che i no tav abbiano tentato di bloccare società sospettate di essere in rapporti con mafiosi dovrebbe essere visto con estremo favore dalla Procura, no? In altre parti d’Italia lo sarebbe. E invece qui non se ne può nemmeno parlare tangenzialmente in un processo. Perchè? https://www.notav.info/post/mafia-appalti-tav-la-procura-di-torino-non-vuole-che-nel-maxi-processo-entrino-le-prove/

 

—Nello stesso maxiprocesso definisce “eventuali” i rapporti della ‘ndrangheta con quelle ditte.

Ma perché mettere in discussione – sminuendolo pubblicamente – un rapporto circostanziato degli investigatori della Procura stessa, che definisce certe quelle infiltrazioni e quei rapporti, dandone le prove? Dal rapporto del dicembre 2011 dell’inchiesta Minotauro:

 

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Eventuali, certo, come no.

Chiudiamo ricordando le parole di uno dei membri dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata in occasione di una recente visita a Torino:

Al Nord, i mafiosi se sono sconfitti arretrano e invece…vengono ancora percepiti come folklore, sottovalutati. Di fronte a questo fenomeno, molti continuano a vivere nel paese delle nuvole. Devono capirlo tutti compresi i politici e alcuni magistrati».

Cordialmente.