Giorgio ci scrive una nuova lettera sollevando un’importante questione legata alle condizioni igienico sanitarie del carcere delle Vallette di Torino. Alla nona sezione del Blocco B, nuovi giunti, manca un frigorifero da essere utilizzato da tutti i detenuti della stessa per poter riporre i propri cibi freschi, così da non dover essere costretti a doverli consumare in fretta e furia o di doverli buttare.
Di seguito pubblichiamo la lettera di Giorgio e la petizione firmata da trenta detenuti e indirizzata all’Ufficio Comando e all’Ispettorato del Blocco B.
“APPUNTI DI UN VIAGGIO IN PRIGIONE”
Allo scadere del primo mese di detenzione vi scrivo per comunicarvi che sono tranquillo e in salute. Sono al blocco “B”, nona sezione. Il tran-tran è quello solito delle sezioni “nuovi giunti”: il girone peggiore per la detenzione per i new-entry.
Aria al mattino (9-10.30) e al primo pomeriggio (13-14.30), nessuna socialità dalle 17 alle 19. Chiusura in cella dalle 14.30 alle 9 del mattino successivo.
L’umanità presente in sezione è piuttosto variegata, habitué del carcere dediti a più attività extra-legali che iniziano il loro percorso per sistemarsi in sezioni più accoglienti e aperte; soggetti borderline con problemi vari (psichiatrici, dipendenti da droghe come il crack) e autori di reati minori (furti di biciclette e nei supermercati, resistenza all’arresto e sfortunati “produttori” di marijuana) che rimangono una settimana o comunque pochi giorni.
Lo scorso anno sono stati sostituiti il direttore e il comandante delle guardie, una decina di agenti sono stati arrestati per percosse a diversi detenuti. Dopo le polemiche sono stati inviati nuovi agenti appena usciti dalla scuola penitenziaria. Nulla di nuovo, grigi burocrati del chiavistello che conoscono due paroline ricorrenti: “dopo” e “domani”, alcune volte abbinate a qualsiasi richiesta dei prigionieri, portandoli allo scoramento, alla rassegnazione, qualche volta alla rabbia.
La gestione della nuova direttrice Cosima Buccoliero è all’insegna del nuovo corso fatto di finto dialogo e mediazione, sempre a livello individuale: “fingere di cambiare per non cambiare nulla”. Una novità c’è: minimo utilizzo dei rapporti disciplinari che fino a qualche anno fa venivano elargiti in continuazione. In questo primo mese ho attivato diverse proteste, 6 o 7 volte mi sono rifiutato di rientrare in cella (mancato rientro) e in un’occasione dall’aria.
La prima protesta era personale e non legata a motivi sanitari: è iniziata al mattino dopo l’aria con mancato rientro di 30 minuti, poi al pomeriggio di un’ora. Il mattino successivo mancato rientro di un’ora e mezza. Dopo un confronto con capoposto e ispettore raggiungo il risultato voluto.
In un’occasione la guardia mi consigliava di fare lo sciopero della fame…(sic) per non danneggiarmi con il rapporto disciplinare.
Nel frattempo, ci siamo accorti con gli altri detenuti che, nella sezione nuovi giunti, non è prevista la presenza del frigorifero, così chi fa la spesa non può conservare i prodotti deperibili, costringendo le persone a consumarli in fretta, e non siamo ancora nel periodo estivo. Basti pensare all’acqua e alle bevande che non potranno essere fresche. Ho attuato dunque mancati rientri di un’ora al mattino. Partecipo solo per non danneggiare gli altri. Chi è definitivo, e sono parecchi, non vuole correre il rischio di perdere i 75 giorni a semestre che vengono scontati a fine pena.
La seconda volta sono saliti i brigadieri e ispettori con codazzo di guardie, che con fare aspro volevano farmi rientrare in cella… al mio rifiuto “non entro dovete portarmi a forza” si sono addolciti.
Il fatto che pretenda a ogni protesta il rapporto disciplinare li stupisce molto. Di tutte le proteste fatte non mi è stato notificato il provvedimento del consiglio di disciplina… aspetto fiducioso.
Per fine maggio è previsto a Torino un importante vertice dei ministri Europei sulla politica estera. Visto il ruolo imperialista di sostegno alla guerra da parte dell’Europa e della Nato sarà necessaria un’adeguata e estesa mobilitazione in città.
Un abbraccio a tutte le compagne e i compagni. Un saluto resistente al presidio dei mulini a Chiomonte e di San Didero.
Giorgio