In questi giorni la Valle di Susa si è di nuovo ritrovata catapultata nella frenesia delle movimentazioni da parte di chi vuole il Tav. Trivelle, decine e decine di forze dell’ordine, spostamenti di materiali “sospetti” in gran segreto, strade bloccate.
Il Movimento No Tav come sempre non si è fatto cogliere impreparato ed ha subito costruito una risposta territoriale a quella che ha tutta l’aria di essere una prova di forza da parte di Telt di fronte dell’insediamento del nuovo governo e alla crescente partecipazione, anche istituzionale, all’istanza No Tav d’oltralpe. Infatti, è notizia di oggi, che altri due sindaci di altrettanti comuni francesi si sono dichiarati No Tav ammettendo l’inutilità della costruzione di un nuovo tunnel quando si potrebbe lavorare sulla linea esistente e sostenendo, inoltre, che i soldi pubblici potrebbero essere investiti in modi decisamente migliori e utili per le popolazioni.
Se in Francia si sono attivati sui blocchi dei mezzi e sulle battaglie istituzionali, da questa parte delle Alpi gli attivisti, per quasi tutta questa settimana, si sono dati appuntamento per contrastare le trivelle e far vedere ancora una volta che la Val di Susa non vuole la costruzione di un’opera ecocida come l’alta velocità Torino – Lione.
Prontamente i lor signori hanno risposto con alcune dichiarazioni cercando di tranquillizzare la popolazione affermando che, quelle eseguite in questi giorni, non sono trivellazioni ma, bensì sondaggi legati alle falde acquifere e che verrà data in seguito anche la possibilità alla popolazione e agli enti locali di usufruire dei dati che ne verranno fuori.
“Non è un capello ma un crine di cavallo” si diceva in una vecchia canzone, e pare che il tormentone di questo remake estivo sia ormai entrato a far parte delle modalità di “dialogo” di Telt nei confronti della Valsusa.
Da una parte dobbiamo stare tranquilli perché quello che stanno facendo non è propedeutico all’opera, ma solo un “sano monitoraggio” delle falde acquifere, dall’altra abbiamo una valle militarizzata, invasa, occupata e con strade bloccate, trivelle che bucano i terreni e camion pieni di materiali di risulta (ovvero il buon vecchio smarino chiaramente tossico per l’ambiente e per chi vive il territorio) che viaggiano indisturbati protetti dalle forze dell’ordine.
Noi non ci stiamo! In questi giorni lo abbiamo dimostrato, non solo recandoci a Susa per disturbare il lavoro delle trivelle, ma andando nuovamente a Bruzolo dove questo pomeriggio per circa tre ore diversi attivisti del Movimento No Tav hanno dato il via ad un blocco dei camion contenenti materiale inquinante proveniente da Salbertrand.
Sono 30 anni che lo ripetiamo e, oggi più che mai, in un momento di crisi sociale, climatica e politica, non vogliamo che il nostro territorio venga distrutto per diventare un corridoio di inquinamento invivibile, adatto solo più alla fantomatica narrazione del traffico di merci (i dati parlano chiaro e tali flussi non sono minimamente previsti) e a chi vuole mettere le mani nel grande borsello del profitto.
Avanti No Tav! Fuori le truppe d’occupazione!