Per la seconda volta in questi mesi, il paese di Chiomonte si è trovato investito da fumi maleodoranti.
Non capendone la provenienza i cittadini e le cittadine del paese si sono recati dal Sindaco per chiedere spiegazioni.
È venuto fuori che gli operai che devastano la valle, abbattendo alberi e cementificando aree boschive, stanno anche smaltendo un particolare tipo di esplosivo che sarebbe utilizzato all’interno del tunnel per costruire le nicchie.
Ovviamente, come per tutto, esiste una procedura specifica per lo smaltimento di questi rifiuti, ma si sa, in Val di Susa é tutto lecito, l’importante è andare avanti con i lavori senza avere alcun ostacolo nel mezzo. Ma anche è questa volta i vignaioli No Tav, mentre stavano lavorando nei terreni intono al cantiere, hanno sorpreso gli operai con le mani nella marmellata intenti a bruciare materiale nonostante il divieto di accensione di fuochi in tutto il territorio fino al mese di aprile. E badate bene, non per pulire i terreni dalle sterpaglie ma per evitare, per l’ennesima volta di smaltire dei rifiuti esplosivi e tossici, nella maniera più sicura… evidentemente nell’area di interesse strategico si possono fare eccezioni su eccezioni.
Oltretutto nelle linee guida di questi materiali si sconsiglia vivamente di farli bruciare vicino ad aree popolate e di transito, come di evitare di smaltirli in terra senza alcun tipo di protezione in quanto altamente inquinanti (in effetti si dovrebbe provvedere ad eseguire tale processo utilizzando dei contenitori appositi) ma, come detto all’inizio, la “fumera” arriva fino in paese e pare che tale modalità sia assicurata da tutte le autorizzazioni necessarie. Chissà cosa dirà in merito il primo cittadino di Chiomonte alla sua popolazione che al momento si trova ancora in attesa di una risposta (strano!).
Quello che è sicuro è che le vigne adiacenti ne stanno risentendo, intaccando il raccolto e il lavoro di chi ha scelto di prendersi cura della propria terra, così come anche la salute dei cittadini e delle cittadine che, ancora una volta, dopo due anni di pandemia, viene messa in secondo piano rispetto al profitto.