di Mauro Ravarino per IlManifesto
Il cantiere per la realizzazione della galleria di base si aprirà Oltralpe tra fine 2012 e inizio 2013, i lavori dureranno una decina di anni. Direzione strategica e operativa del progetto a una società italo-francese. Archiviato il fantomatico corridoio 5, che avrebbe dovuto collegare Lisbona a Kiev, ora la nuova parola d’ordine è «Mediterraneo»: il corridoio del Mare nostrum è diventato il 3, parte da Algeciras in Spagna e si spinge oltre a Budapest, fino al confine orientale dell’Ungheria. All’interno, si colloca la contestata Torino Lione. Ieri, a Roma – con il sigillo del ministro Corrado Passera – è stato ratificato un accordo tra Francia e Italia per definire le condizioni di realizzazione e di esercizio della tratta internazionale (circa 60 chilometri) dal valore di 8,2 miliardi.
La firma porta a compimento l’intesa avviata il 27 settembre dall’ex ministro Altero Matteoli e dall’omologo Thierry Mariani per la nuova ripartizione di costi (la quota italiana è scesa dal 63,37% al 57,9%). Secondo l’accordo, il cantiere per la realizzazione della galleria di base (57 chilometri) si aprirà in Francia tra fine 2012 e inizio 2013, i lavori dureranno una decina di anni. Tempi forse troppo ottimistici visto che finora solo un terzo dell’area del futuro cantiere italiano è occupata e non si è ancora vista la talpa, che doveva aprire il tunnel geognostico a fine ottobre. Gli unici lavori sono stati sondaggi di un terreno ampiamente conosciuto dal punto di vista geologico.
A costruire la Torino-Lione, considerata dall’Ue infrastruttura d’importanza strategica, sarà una società italo-francese, che avrà il compito di gestire i lotti degli appalti. Avrà la sede legale a Chambery e quella operativa a Torino (dove saranno impiegate 50 persone). Gli appalti saranno banditi seguendo le regole del diritto francese. Il presidente della società sarà francese; l’amministratore delegato e il direttore finanziario e amministrativo saranno, invece, italiani. Nel cda ci saranno, senza diritto di voto, un rappresentante della Commissione europea e uno dei due Paesi coinvolti nei lavori. Ancora una volta, come a fine settembre si sono sottolineati i costi ridotti dell’opera? I No Tav non ne sono convinti. E Mario Cavargna, Pro Natura, ribadisce: «L’Italia ha detto di aver ottenuto uno sconto di circa 320 milioni, in verità deve accollarsi costi superiori per circa un miliardo di euro, dovuti alla minore lunghezza della tratta internazionale, accorciata di 23 chilometri. Prima giungeva sino a Chiusa San Michele, ora si ferma a Susa».
Ieri, è anche arrivata la firma della cooperativa Cmc di Ravenna che dovrà realizzare da inizio 2012 il cunicolo esplorativo della Maddalena. È la stessa ditta che nel 2005 si era aggiudicata i lavori del cantiere di Venaus mai avviati a causa delle proteste del movimento. «L’accordo siglato tra Italia e Francia – ha detto Paolo Ferrero, Prc – è davvero un pessimo regalo di Natale per gli italiani: continua lo spreco di denaro pubblico, altri 8 miliardi (per un totale di 17 miliardi di spesa totale prevista) per un’opera inutile, dannosa e contestata da anni. Il ministro Passera dovrebbe pensare piuttosto ai treni pendolari, in condizioni di pesante disagio».
La linea sarà realizzata in due fasi. Nella prima fase – ha riferito l’ufficio del Commissario straordinario per la Torino-Lione (che fa capo a Mario Virano) – saranno realizzati il tunnel di base e due stazioni internazionali a Susa e a S.J. De Maurienne. Già alla fine di questa fase la tratta sarà operativa. In seguito, saranno realizzate le nuove parti di accesso, con modalità e tempi da definirsi con un ulteriore accordo. Il costo dell’opera per l’Italia sarà di 2,7 miliardi di euro, al netto del cofinanziamento europeo e della quota francese. Secondo le stime del Commissario straordinario, la nuova linea consentirà di trasferire su rotaia 700 mila camion all’anno. Un buon risultato, ma le analisi dell’Onlit (Osservatorio liberalizzazioni infrastrutture e trasporti) mettono in dubbio la dimensione strategica della direttrice: il trasporto merci verso la Francia è calato del 72% (dal 2000 al 2009).
Preoccupano, infine, i danni alla fauna selvatica che il mega-cantiere potrebbe arrecare: l’area della Maddalena si trova immediatamente a monte delle gorge della Dora Riparia, zona di straordinario interesse naturalistico. Movimento 5 Stelle, Lav e No Tav avevano indetto per ieri una conferenza sull’argomento. Invece che all’interno del palazzo del Consiglio regionale si è svolta all’aperto dopo che ad Alberto Perino, leader No Tav, è stato impedito l’accesso.