Esposito, senatore del PD, condannato per diffamazione da un tribunale penale, dunque.
Ha offeso l’onore di quattro no tav quando nel 2011 li definì “pianificatori degli attacchi” chiedendo a gran voce che le autorità li fermassero “in questa loro azione eversiva”.
E per quell’offesa, oltreché pagare una multa di 600 euro, dovrà anche risarcire danni morali per 5.000 euro a ciascuno degli attivisti (oltre a quanto verrà ulteriormente liquidato dal Giudice civile) e quasi 4.000 euro di spese legali, sempre ad ognuna delle 4 parti civili.
Il signor Esposito ha appena dichiarato che appellerà e che andrà in Cassazione. Magari riuscirà a far ribaltare la sentenza.
Ma stiamo al dato di fatto di oggi (Esposito ha raccontato una notizia falsa e ha offeso ingiustamente i No Tav, processo concluso, condanna) e facciamo qualche riflessione.
La prima, questo è un precedente. Il senatore del PD è imputato in almeno altri tre processi penali sempre per diffamazione, sempre con No Tav come persone offese. Chi dovrà giudicare quei casi, non potrà ignorare la decisione di oggi.
La seconda. La Procura di Torino ancora una volta smentita. La Dr.ssa Quaglino, PM del pool istituito contro i No Tav, quando si è trattato di rassegnare le conclusioni ha chiesto che Esposito fosse assolto in relazione alla posizione di Lele Rizzo. Il Tribunale ha preferito le motivazioni di Rizzo.
La terza, e probabilmente la più importante: una riflessione sul clima artificiale creato da Esposito con articoli come questo. Le motivazioni della sentenza non ci sono ancora ma è chiaro che per arrivare a condannarlo, il Giudice Rigonat abbia ritenuto non veritiere e offensive le frasi contenute nel post di Esposito, un attacco a 360° al Movimento No Tav e ad alcune delle sue persone più note.
Rileggendo lo scritto del senatore se ne comprende la portata.
1) Umiliazione e ridimensionamento delle ragioni di una delle componenti del Movimento, Askatasuna: TAV come scusa per fare a botte coi reparti speciali:
“Anche oggi il circo dei violenti e dei teppisti capitanati da Askatasuna si è radunata tra Chiomonte e Giaglione per fare l’unica cosa che conoscono, attaccare la Polizia usando la tav come finta motivazione, spiace che anche oggi il loro sport preferito, abbia causato feriti tra le forza dell’ordine a cui va, come sempre la mia totale solidarietà”;
2) La Valle di Susa che vorrei: da realtà quasi universalmente No Tav ad ambiente neutro che subisce la prepotenza di pochi violenti:
“nessuna persona di buon senso può accettare che pochi teppisti facinorosi tengano in ostaggio un’intera valle”;
3) Attacco diretto al Movimento, spacciato come sostanzialmente finto, comandato da un gruppo di dittatori arrivati non si sa bene da dove (annullamento del carattere di autogestione popolare; attacco a nomi e cognomi specifici), da isolare per evitare che continuino a minare la solidità dello Stato con azioni criminali di stampo neofascista:
“Mi auguro che al più presto gli autoproclamati leader di questo pseudo movimento che hanno pianificato e diretto le azioni violente di oggi, Luigi Casal, Giogio Rossetto, Dana Lauriola, Luca Abba’,Lele Rizzo vengano finalmente perseguiti a norma di legge e gli venga impedito di continuare in questa loro azione eversiva”;
Gli eversori erano quelli che mettevano le bombe nei treni e nelle stazioni, gli agenti dei servizi segreti deviati, i terroristi neri. Niente di più distante dal mondo dei No Tav, accusa insanabilmente offensiva.
Ma soprattutto, i toni di queste tre frasi sono esageratamente accesi, e uno allora si chiede, semplice frutto dell’indole esplosiva momentanea di Stefano Esposito?
Un dato certo c’è: l’unica ragione che ha tenuto fermo il progetto negli ultimi quasi 30 anni è l’esistenza e la potenza del Movimento.
Possiamo escludere che frasi clamorosamente esagitate come quelle espresse da Esposito, un parlamentare del partito italiano più votato che paventa l’esistenza di un movimento eversivo, abbiano contribuito a creare un clima artificiale intorno alla Valle di Susa? Possiamo escludere che abbiano indebolito il Movimento, falsando il modo in cui esso ed i suoi appartenenti più noti vengono percepiti da una parte dell’opinione pubblica, a Torino, fuori da Torino, nei giornalisti, nei tribunali, nelle stesse forze dell’ordine?
Possiamo escludere che un clima artificiale del genere, fatto di molti al lupo al lupo (non solo quelli di Esposito, beninteso) abbia in qualche modo semplificato l’elaborazione da parte dei PM Padalino Rinaudo e Caselli della altrettanto esuberante e plateale accusa di terrorismo per i fatti No Tav del maggio 2013, cioè il caso del compressore bruciato?
Una risposta definitiva ed univoca non ci sarà mai, ma il pensiero rimane.
Avv. Stefano Bertone