Eccomi Gigi, con il mio saluto al vostro 16 novembre, un abbraccio, Erri.
Per primo venne Chisciotte, coperto di botte, ammaccato, deriso eppure incrollabile.
Fu lui la lotta continua e tenace contro le apparenze e le prepotenze delle versioni ufficiali, contro la realtà presentata dai cronisti embedded, arruolati alle dipendenze dello Stato Maggiore.
Chisciotte percepisce con tutti i suoi sensi le ingiustizie nascoste e le scoperchia.
Da lettore di quelle pagine riconosco la lotta della Valle di Susa nelle piste tracciate da Chisciotte.
Contro il pessimismo inerte di Sancho Panza che cerca di contenerne lo slancio e le ragioni, si è affermato l’ottimismo di Chisciotte che non retrocede di fronte a nessun ostacolo.
La Valle di Susa si batte e resiste contro il mostro meccanico e politico che ha deciso di occuparla e di asservirla.
Da lettore di Chisciotte mi identifico con Ronzinante, il suo cavallo magro e sbilenco. Anch’io sono cavalcato dalla buona causa della vostra lotta e improvviso di volta in volta il mio sostegno al seguito. Quest’oggi rimango lontano, trattenuto oltremare, e posso solo trasmettere in forma di applauso il rumore di queste parole, che sono i miei zoccoli di Ronzinante.
La lotta della Valle di Susa per me cittadino e lettore è un capitolo della cavalleria, della lealtà verso la propria terra, del coraggio di battersi in inferiorità numerica contro tutt’un apparato economico, politico, giudiziario.
Niente degli strumenti di intimidazione e di coercizione in tutti questi anni è riuscito a ridurre la vostra resistenza calma e compatta. E’ perciò evidente che niente vi costringerà alla resa.
Succederà invece che se ne andranno le truppe e le ruspe, le trivelle e le caccavelle della più stupida di tutte le opere spacciate per strategiche.
Il vino di quella festa che faremo insieme è già stato vendemmiato e riposa tranquillo in cantina, buona giornata, Erri.