Riceviamo e pubblichiamo – Era solo questione di tempo. Dopo l’aumento dell’iva, i vari rincari fra bollette di luce, gas e tarsu (l’imu rimane un’incognita ma già si parla della trance di dicembre che dovrà essere pagata…) arriva anche l’aumento delle tariffe di autobus e treni. La manovra entrerà in vigore a novembre: l’aumento sarà del 15% con punte superiori per le corse semplici. Il cambio dei prezzi riguarderà i treni regionali, la metropolitana e gli autobus suburbani ed extraurbani.
Questo aumento colpisce tutti fra lavoratori e studenti, pendolari e semplici viaggiatori che tentano di abbandonare l’auto in favore dell’ambiente demotivandoli attraverso il ricatto economico. Da novembre, quindi, viaggiare in treno sarà ancora più caro.
Ma perché aumentare i biglietti di treni e autobus? Per migliorare le condizioni dei viaggiatori?
Per offrire un servizio migliore?
Come si può pensare che ci sia un’intenzione del genere da parte di chi governa, che ci sia un interessamento verso la popolazione quando gli unici interessi sono i privilegi di parlamentari e/o gruppi politici? (basti pensare a tutti gli scandali avvenuti in Regione sui “rimborsi spesa“)
Per poter rispondere vale la pena ricordare che alle porte di Torino il governo, con l’appoggio della Regione, vuol costruire un’opera inutile, dannosa e molto dispendiosa. Tagli, razionalizzazione delle risorse economiche, aumenti – le cosiddette politiche di austerity – ci dicono servano per uscire dalla crisi; in realtà, visto che non ci sono più soldi da investire e la possibilità di commissariamento del governo da parte dell’Europa e sempre più vicino, questi ultimi aumenti, guarda caso proprio sui trasporti, servono, legittimo pensarlo, per la costruzione del progetto ad alta velocità (Tav). Un treno che dovrebbe far guadagnare tempo alle merci e passeggeri. Ma di quali merci parliamo se non c’è più produzione ma solo cassa integrazione e licenziamenti? Quali beni di consumo dovremmo comprare se non ci sono più soldi per molte famiglie italiane?
Ma possiamo veramente credere che ai potenti di turno interessi veramente qualcosa del benessere del Paese? Il piano strategico di uscita dalla crisi è sempre più chiaro: aumentare i profitti di pochi attraverso l’uso strumentale della crisi economica!
Il teatrino della politica, la propaganda elettorale, buona ad alimentare la macchina del consenso, oggi ci narra nuovamente di un governo in crisi, di una nuova richiesta di fiducia al parlamento pur di rimanere in piedi. Il teatro dell’assurdo è nuovamente davanti ai nostri occhi…
Per quanto tempo saremo ancora disposti a pagare di tasca nostri i vari “capricci” di una classe politica aguzzina e predatrice?
Antonio – Torino