Si è conclusa da alcune ore l’intensa giornata di propaganda promossa dal governo Renzi in favore della Torino-Lione.
La solfa è sempre la stessa (serve all’Europa, serve all’Italia, lo vuole l’Europa ma anche l’Italia, il suo sistema, la sua comunità…) ciò che cambia è l’attore di turno, colui che per qualche mese o anno (se non verrà indagato per qualche intrallazzo) si fa volto e voce della lobby delle grandi opere inutili.
Oggi infatti a calcare le scene abbiamo Graziano Delrio, ministro dei trasporti di questo virtuoso (!) governo che sfodera il suo vestito migliore, quello dell’uomo democratico pronto a gettare le basi per un nuovo futuro.
Un futuro, a suo dire, in cui la tanto desiderata (da loro) Torino-Lione creerà occupazione, innovazione, sviluppo… Abbiamo perso il conto di quante volte le nostre orecchie hanno udito queste formulette, ma è ovvio che sia così poiché del resto cioè dei danni ambientali e della salute, dello sperpero delle risorse pubbliche, del sistema truffaldino dei soliti consulenti, appaltatori, subappaltatori, collaudatori, funamboli della finanza e imprenditori in odor di mafia lo sappiamo, nessuno ne parlerà.
Tornando alla giornata di oggi il Delrio in “salsa democratica” ha invitato tutti i sindaci che ancora non sono entrati nell’Osservatorio a farlo, poiché quello è il luogo in cui discutere del progetto. Ecco, questo ci restituisce la cifra del tutto, poiché della farsa dell’osservatorio ne abbiamo parlato tante volte ponendo già molti anni fa una domanda propedeutica a tutte le altre: che senso ha un tavolo dove l’opzione zero, ossia quella della cancellazione del progetto, non può essere considerata e discussa? Ovvia la risposta.
Quindi, nonostante secondo il Delrio l’opera cominci a farsi concreta e che nel 2017 si inizieranno i lavori (?!) notiamo come il ministro dia per scontato ciò che non lo è: l’accettazione dell’opera non da parte di politicanti interessati agli affari, ma da quella della popolazione di una valle che da decenni sta dimostrando, in tutti i modi possibili ed immaginabili, che non la vuole.
Non ci interessa vedere il nostro territorio devastato, non l’ennesima infrastruttura, non vogliamo che i soliti noti si arricchiscano di soldi pubblici quando tutti, da nord a sud Italia, soffriamo crisi e precarietà.
Non ci interessano i falsi tavoli democratici, non ci impressionano le propagandate di fine estate.
La nostra strada sarà sempre la stessa, magari anche salita ma in direzione contraria a voi e ai vostri sporchi interessi.
State democraticamente sereni.