Risposta alla lettera di Davide Favaro, comparsa su “Luna Nuova” l’8 luglio 2011
Quello che non stupisce, nella lettera di Davide Favaro su “Luna Nuova” dell’8 luglio 2011, è il tono intollerante e inquisitorio, tipico repertorio degli ideologi di una “non-violenza” che è sempre intesa a senso unico (quante lettere contro la violenza vengono scritte quando questa è commessa dalla tanto amata “Repubblica Italiana”, in Valle o altrove?). I manifestanti vengono definiti “pazzi irresponsabili”, “professionisti del delirio” ecc. Follia e delirio sono ingredienti indispensabili, a quanto pare, per non condividere le idee di Favaro; pensarla diversamente da lui è sintomo di squilibrio mentale. Non stupisce nemmeno, in verità, il tono generale della lettera, dove si pretende di tracciare un confine tra violenti e non-violenti, incappucciati e non (ciò che rappresenta una patente forzatura della realtà del 3 luglio) e sovrapporlo a quello, del tutto ipotetico, tra un “noi” e un “loro”, tra la Valle e chi è venuto da fuori. Ciò è tipico delle tante, troppe persone che introiettano così profondamente il giudizio di chi comanda, e di chi confeziona le informazioni, da vedere con le lenti della propaganda sì tav persino le manifestazioni no tav a cui partecipano con una convinzione che non vorremo mettere in dubbio. Tutti sanno che coloro che hanno giustamente resistito per la Valle e contro l’arroganza del partito trasversale degli affari – contro la sua violenza, fatta di lacrimogeni ad altezza uomo, usati come proiettili, e sassi dai cavalcavia – erano nella stragrande maggioranza valsusini.
C’è una cosa, invece, che ci sorprende nella lettera di Favaro: la ricostruzione, a dir poco bizzarra, della storia e dei metodi del movimento notav. Dalla lettera sembra che il movimento abbia da sempre stigmatizzato qualsiasi azione di resistenza che non fosse passiva; ma questo non è vero. Quante cancellate, quante recinzioni sono state abbattute in Val Susa dal movimento negli ultimi dieci anni? Quante trivelle sono state bloccate? Quanti mezzi tecnici e di ordine pubblico sono stati sfidati? Quante barricate sono state costruite? Tante, senza dubbio; e queste azioni hanno fatto dei notav gli unici ad impedire uno scempio della UE, per questo guardati con ammirazione in tutta Italia e in tutta Europa. Allora una persona può senz’altro esprimere la propria opinione per la non-violenza assoluta, e dire che si deve porgere la propria guancia all’infinito “agli agenti che hanno violentato la nostra valle” (sic); ma è scorretto riscrivere la storia del movimento a uso e consumo della propria tesi, magari sperando che una parte dei lettori sia disinformata, o puntando su quella parte che non c’era, e tende a fidarsi di ciò che dice il telegiornale.
Se oggi, come in passato, il governo si trova in incredibili difficoltà con la resistenza dei valsusini è proprio perché tale resistenza non è ideologica. Se il movimento fosse ostaggio di quei “pazzi irresponsabili” di cui Favaro parla, ogni singola azione o iniziativa produrrebbe atti che avrebbero affossato il movimento da tempo; ma se fosse ostaggio di quelli come Favaro, allo stesso modo, il tav sarebbe già una realtà. Valligiani, giovani e meno giovani, credenti e non credenti, si sono sempre dimostrati gente mite, ma non per questo stupida. L’imposizione, fuori da qualsiasi logica “democratica”, di trivelle o cantieri è sempre stata affrontata, e non da ora, con determinazione, cioè anche usando le mani per smontare ciò che la mafia si tav aveva cercato di mettere in piedi. Se domenica 3 luglio in molti si sono trovati nella spiacevole condizione di dover resistere alla violenza delle forze dell’ordine è stato perché, mai come oggi, la reazione degli emissari di Maroni al semplice abbattimento di due reti è stata quella che è stata. Certe dottrine astratte, e oseremmo dire fanatiche, sulla non-violenza, mettono sempre prima la teoria e poi la pratica. Saranno forse adatte ai ragazzotti della “società civile” torinese, che vivono una seconda pubertà politica, ma non alla gente comune senza grilli per la testa, la cui resistenza è popolare perché in gioco c’è il futuro delle persone. Questa gente preferisce non ipotecare il proprio futuro… neanche con ideologie apparentemente bellissime, ma non sempre efficaci.
Francesco Richetto per il Comitato di Lotta Popolare No Tav di Bussoleno
di seguito la lettera a cui rispondiamo
Mi presento: mi chiamo Davide Favaro, abito sulla montagna di Condove ed ho partecipato attivamente al movimento No Tav, sia con le reti studentesche nel 2005 e poi, uscito dalle scuole di Valle come singolo cittadino. Oggi domenica 3 luglio 2011 ero presente alla manifestazione nazionale alla Maddalena di Chiomonte.
Vi scrivo perché ho assistito ad uno spettacolo indegno di violenza gratuita. Intendo dissociarmi nella maniera più netta possibile dai gesti orrendi compiuti dai violenti manifestanti incappucciati, ed attrezzati di tutto punto per condurre una premeditata guerriglia. Mi dissocio perché ritengo oltraggioso che questi esaltati abbiano monopolizzato una splendida manifestazione. Ho bisogno di farlo, per poter scendere nuovamente in piazza. Perché i giovani della Valle non siano associati a questi pazzi irresponsabili.
Sono deluso ed amareggiato. La nostra lotta contro il Tav è sempre stata una lotta apertamente nonviolenta, nella migliore tradizione della Valle di Susa, che grazie a persone eroiche come Achille Croce, ha da insegnare a tutta l’Italia. Abbiamo combattuto avendo bene in mente la consapevolezza che la nostra forza e la coscienza delle verità che manifestiamo e che solo con mezzi nonviolenti si possono ottenere i risultati più ambiziosi: quelli duraturi della sconfitta del “sistema Tav”. Invece oggi sui sentieri di Giaglione ho sentito ragazzi che pretendevano di insegnare a noi come gestire la nostra protesta, il tutto con il placet di alcuni individui di spicco nei movimenti No Tav per una impensabile “conquista” di aleatoria utilità simbolica e di nessun giovamento reale.
Sono deluso, perché i valori fondanti della lotta nonviolenta e della disobbedienza civile che ho sempre visto come parti integranti del movimento No Tav, si sono sgretolati contro le barricate della Maddalena, sotto l’assalto della violenza delle forze dell’ordine e di alcuni manipoli di falsi difensori della valle. Sono deluso perché i “leader” dei movimenti hanno dichiarato una manifestazione nonviolenta nei comunicati della vigilia, ma hanno agito diversamente sul campo, prendendo in giro me e chi come me non può condividere per nessuna ragione atti di violenza verso alcuno, persino il più brutale degli agenti che hanno violentato la nostra Valle. Ed invece oggi è capitato che le reti dei professionisti del delirio sono state lasciate libere ed indisturbate di agire e di violentare a loro volta, rispondendo alla violenza della polizia con altra violenza: un bell’insegnamento per i bambini che portiamo in strada, una bella rassicurazione per l’opinione pubblica che deve ancora scegliere da che parte stare!
Sono amareggiato perché tra le migliaia di persone che sono venute a sostenere la nostra lotta non c’erano solo persone realmente interessate a supportarci ma anche ragazzi e ragazze venuti qui con il chiaro obbiettivo di cercare lo scontro con gli agenti. Sono amareggiato perché questi ragazzi non ci hanno aiutato, ma ci hanno pugnalato alle spalle. Mentre loro giocavano a fare la guerriglia sulla nostra pelle io ho visto gli anni di assemblee e di riunioni andare in fumo, le esperienze di democrazia partecipata dal basso, di nuovi orizzonti nella partecipazione civile consapevole, infrangersi sugli inni alle molotov ed ai cori da stadio contro la polizia.
Io dico agli amici che sono venuti a darci una “mano”: se questa è la mano che intendono darci, io preferisco manifestare in quarantamila come nel 2005, ma con i bambini ed i loro nonni, con gli agricoltori ed i professionisti! Il metodo con cui si fanno le cose è prioritario, la nonviolenza è l’unica via da seguire.
Io chiedo a tutti voi, cittadine e cittadini, fratelli e sorelle di questa terra magnifica, di alzare il profilo politico e soprattutto etico del movimento No Tav: sappiamo che con la violenza non avremo mai la tanto agognata vittoria contro l’opulenta lobby del Tav. Chiediamo ai nostri comitati e soprattutto ai “portavoce” di questo movimento di fare una scelta schietta e senza lasciare spazio a dubbi, di dichiarare che chi usa la violenza per far valere le proprie ragioni non aiuta la causa.
Ho bisogno di scrivere a tutti voi, perché oggi mi sono sentito privato della mia lotta. Ho sentito ad ogni esplosione una tristezza nel cuore sempre più opprimente. Prego perché non capiti mai più, prego perché possiamo essere, un giorno, nuovamente orgogliosi dei nostri passi avanti contro le logiche del Tav.