Molti in Val di Susa e oltre ricorderanno i fatti che vedono protagonista l’oggi paladino del garantismo e al tempo deputato Stefano Esposito. Nel 2012, in contemporanea con una manifestazione no tav, il pasdaran del TAV aveva postato su FB illazioni su oscuri manovratori che avrebbero passato la giornata a pilotare il corteo addirittura dalla poltrona di casa, facendo nomi e cognomi di una pensionata, un giardiniere, un sindaco di un piccolo comune della valle e di un’operatrice in un centro per senzatetto.
Denunciato per diffamazione da tre di loro, il nostro si era fatto scudo dell’immunità parlamentare sostenendo che le invettive fossero in continuità con la sua opera di deputato e in particolare il suo sostegno al TAV (il che la dice di per sé abbastanza lunga sulla concezione della propria crociata da parte dei sostenitori dell’opera, ma tant’è…). I colleghi deputati ovviamente avevano accolto la tesi della “insindacabilità” delle azioni dell’On. Esposito che ha quindi continuato tranquillo con calunnie e insulti negli anni successivi.
A oltre dieci anni dai fatti la Consulta ha ieri cassato invece la richiesta di immunità parlamentare, sostenendo che questa fosse stata concessa troppo a cuor leggero dall’aula. Il non più onorevole e non più senatore Esposito dovrà quindi rispondere in tribunale di quelle esternazioni. Magari sarà anche interessante capire, da un garantista come lui, come avesse ottenuto all’epoca informazioni così dettagliate. Venisse fuori che tali ridicole imbeccate a un deputato della repubblica venivano direttamente dalla polizia politica si aprirebbero prospettive assai imbarazzanti…