Anche quest’anno il Movimento No Tav è riuscito a riportare, sulle terre che furono il teatro della battaglia di Venaus l’8 dicembre 2005, il Festival Alta Felicità che, arrivato alla sua sesta edizione, si apre con una grande e importante novità: l’unione con il Climate Social Camp.
In questa prima giornata Venaus si è svegliata con l’arrivo di tante e tanti giovani che fino a sera si sono dati da fare dando il loro contributo per la buona riuscita di questa edizione, lavorando insieme per gli ultimi preparativi. I sorrisi dell’accoglienza, i profumi delle cucine, l’entusiasmo della ciurma, hanno dato il via a questi giorni di festa e lotta.
Nel tardo pomeriggio ci ha raggiunto una folta delegazione di attiviste e attivisti direttamente dal Climate Social Camp. Dopo una settimana torinese fitta di iniziative, workshop e incontri, la delegazione ha aperto ufficialmente questi tre giorni di Festival portando i saluti e la vicinanza al Movimento No Tav attraverso un intervento che ha saputo coniugare insieme la lotta contro la crisi climatica a quella contro le grandi opere inutili.
Dopo il saluto del Sindaco di Venaus, Avernino Di Croce, che ha ricordato l’importanza della lotta No Tav e la necessità di partecipare alla passeggiata di domani, sono tanti gli interventi che si sono susseguiti, tutti incentrati sulla lotta alla crisi climatica.
Da Fridays For Future agli attivisti e le attiviste dei MAPA – Most Affected People and Areas, dal prof. Adreas Malm di Ecologia Umana dell’Università di Lund (Svezia) ai comitati per l’acqua pubblica, è emerso quanto sia più che mai necessario costruire oggi una resistenza dal basso e un fronte di lotta che riesca a unire le lotte sociali a quelle ambientali, perché non può esserci giustizia climatica se non c’è giustizia sociale.
La serata è proseguita con tanti artisti emergenti della Valle di Susa accompagnati dall’Orchestra Alta Felicità con un’arena gremita di persone che hanno ballato e cantato ad Alta Felicità.
Si respira un’atmosfera di festa ma anche di tanta determinazione soprattutto in vista della passeggiata di domani pomeriggio al fortino di San Didero, simbolo della devastazione dei territori e della logica del profitto messo sempre in primo ordine rispetto ai reali bisogni della popolazione.
Quest’anno abbiamo scelto San Didero come meta della passeggiata del Festival perché, insieme all’ormai tristemente famoso cantiere di Chiomonte, rappresenta lo sperpero del denaro pubblico e la devastazione dei territori. Ad aprile scorso, in piena pandemia, i signori del Tav hanno infatti deciso di aprire il cantiere per la costruzione del nuovo autoporto, metri cubi di bosco ed ecosistemi distrutti, 5 milioni di euro spesi per la sicurezza di un cantiere che di fatto non esiste.
Ma il Movimento No Tav in questo lungo anno scandito da pandemia, guerra, crisi sociale, politica e ambientale, e di fronte all’ennesimo tentativo di procura e questura di gettare fango sul movimento e su chi ne fa parte, non si è mai fermato continuando a portare avanti la sua lotta, ampliandola e mostrando le sue giuste ragioni di fronte ad ogni centimetro di recinzione e filo spinato.
Questi giorni ad “Alta Felicità” aggiungono un pezzo in più al nostro percorso iniziato 30 anni fa, verso la costruzione di un orizzonte che sia in grado di andare al di là delle logiche di sfruttamento, e che vada in una direzione di cura e nel rispetto della terra e di tutti coloro che la vivono.
Ora ci godiamo un po’ i concerti e ci vediamo domattina dalle 10 per la colazione e i dibattiti.