Sono passati dieci giorni dall’inizio dei roghi e da un fronte ormai più tranquillo scriviamo un aggiornamento che vuole da un lato ringraziare l’immensa mobilitazione e dall’altro spiegare alcune criticità provando a rispondere alle molte domande che è giusto porsi in casi come questo. L’ennesima emergenza italiana ambientale che ha fatto acqua (ma con ironia… oggi possiamo permettercela) non nel modo giusto.
Una storia che oggi ancora viviamo con fotogrammi in sovrapposizione di ore frenetiche e riorganizzate dal basso. Vigili del fuoco incaricati ,con la riforma Madia da un anno, di spegnere incendi boschivi, cosa mai fatta e corpo forestale che da 40 anni aveva la direzione di spegnimento mandato a fare le indagini cercando il piromane.
Minniti che domenica mattina vedendo le immagini del fumo dal satellite sconfinare nella vicina Francia si accorge del problema. Il prefetto a cui viene con gentilezza chiesto di spegnere il barbecue che sta impaurendo la vicina Briancon che corre nel paesello montano e per ore cerca di dirigere le operazioni. Il vigile del fuoco da Arezzo con più stelle che capelli alla direzione dell’emergenza che abbraccia commosso (e non poco) lunedì mattina Piera, sindaca no tav e maestra elementare di Bussoleno, dicendo: “Piera è finita, è finito il combustibile, è finito il bosco.”
Sono ore in cui Monpantero viene di fatto invasa dalla forza dei volontari, centinaia ,forse si supera il migliaio. Un sindaco che diventa capo di governo quando si rende conto che sopra di lui tutto cede e non arriverà aiuto ma confusione.
Sindaci che ti dicono vieni tu che parli piemontese, dobbiamo sfollare una casa di riposo di anziani, serve delicatezza e calma, non servono stelle e pistole.
Il re è nudo. La macchina crolla e nel giro di poche ore se ne accende un’altra, fantastica, magnifica e poderosa dove gli ingranaggi sono sostituiti dalle compenetrazioni di cuori, braccia e teste libere e pensanti.
Mario il postino di Bussoleno guida sapientemente la squadra anti incendi boschivi del paese, nata nel 1979 quando Marianna Madia fortunatamente non era ancora nata.
Tutta l’esperienza di quasi 40 anni di attività, potente si scatena. Arriva Renato, di Mompantero, volontario da sempre, che coordina le squadre Aib valsusa con molti altri. Risponde con fermezza al prefetto, coordina e guida con i gesti dalla sala del comune le operazioni ai vigili del fuoco che comprendono e si fidano (…e anche il prefetto si rasserena). Di mestiere progetta “solamente” impianti antincendio delle più grandi linee metropolitane, questo, data la sua umiltà, lo scopriranno tutti il giorno dopo, quando un cronista per la prima volta gli chiede con gentilezza cosa fa nella vita.
Su nel bosco con loro le cose iniziano a migliorare. Proprio dove le fiamme infuriano gli anti incendi boschivi volontari sono gli unici a combattere. I vigili del fuoco intanto impotenti presidiano le case alla base della montagna. Il fuoco imperversa e cadono i primi tronchi infuocati. L’area è interdetta ma i volontari giungono comunque a dar manforte. Si inizia con i tagli per creare le linee tagliafuoco creando pulizia per metri dietro alle case. I vigili del fuoco dapprima perplessi coordinano le operazioni stupiti dalla professionalità e potenza locale, fatta di donne e uomini autorganizzati. Con roncole, rastrelli, pale e motoseghe prendono il sopravvento e mettono in sicurezza quasi due chilometri di case, il grosso dell’abitato del paese.
E così, in una situazione di emergenza disperata, il timore di intralciare le operazioni si è trasformato in una risorsa fondamentale. Senza tante presentazioni la motosega di Monica ha iniziato ad urlare la sua rabbia. La fatica sovrastata dalla fretta di intervenire, un modo di muoversi sperimentato in anni di lotta e relazioni, come sempre senza risparmiarsi e senza alcun tipo di divisione. Si continua così per tutta la giornata e alla sera tardi quando il vento cala Mompantero è di colpo un altro luogo, le fiamme calano e poi svaniscono.
Siamo in Valle di Susa e la parola solidarietà assume un valore reale, mai astratto. Diversa la solidarietà raccontata dai media, quella della politica in giacca e cravatta, quella si chiama sciacallaggio. L’incendio della montagna di Mompantero, di proporzioni epiche, non è la storia di un dramma ma della battaglia di Monpantero: ancora una volta migliaia di volontari ufficiali e non, hanno salvato la vita e le case a centinaia di persone.
420 evacquati su seicento abitanti che il giorno dopo sono rientrati nelle loro case sane e salve.
Dovremmo cercare le colpe? Governo o piromane che sia? No troppo facile. Come per l’alta velocità, i mostri, i governanti sono i medesimi. Progetti inutili, sprechi di denaro, corruzione, potere che alimenta altro potere. Le stesse persone che vorrebbero far diventare la nostra Valle e i territori, tutti dei corridoi o delle merci essi stessi da consumare, dovrebbero salvarci dalle fiamme?
Intanto Piera cede, crolla sulla brandina in Comune vicino al telefono. Gli abitanti tornano a casa e la macchina istituzionale resta lì imbambolata a guardare e non capisce…
Dobbiamo ancora risponderci? Dovremmo analizzare criticare o migliorare la riforma Madia? Chi ha vissuto o visto da lontano queste giornate la risposta ce l’ha, era scritta in alto nel fumo. Per tutti gli altri, per gli ignavi, per quelli che se ne stanno comodi sul divano potremmo usare le parole di Vasco “Sorridete gli spari sopra sono per voi”.