Continua, oltre ai report delle udienze, il racconto del clima e dei modi che la procura di Torino assume all’interno dell’aula bunker del carcere delle Vallette dove va in scena il maxiprocesso ai 53 notav.
Sarà il luogo che probabilmente eccita in maniera particolare i pm con l’elmetto, perchè probabilmente avere un’aula di tribunale dentro un carcere con decine di controlli e di forze dell’ordine in ogni angolo, vetri antiproiettile e sbarre a go go, li farà sentire nel pieno della propria crociata.
Sta di fatto, come abbiamo raccontato più volte, il banco dell’accusa è quello che fa il bello e il cattivo tempo in questo processo, dove la presidenza attende di andare in pensione, e quindi concede l’instaurazione di un clima che sicuramente non permette ai notav e ai loro difensori di difendersi serenamente.
Commenti su tutti i testimoni e gli imputati, analisi dei gradi di parentela, la mancata applicazione delle più banali formule di educazione, unite ad una prassi processuale da film americano segnano le udienze in corso.
Ieri ad esempio i pm si sono rifiutati di sentire Alberto Perino, intervenuto come testimone per la difesa, perchè indagato per altri procedimenti notav. Poi è toccato a Giorgio cremaschi, ex presidente della Fiom, al quale i pm hanno fatto sapere di trovarsi nella posizione di testimone in questo processo, ma di indagato in un altro procedimento.
Formule di intimidazione spicciole che colpiscono tutti, ma nessuno degli intervenuti si è sentito toccato da questi metodi da bulletti che ormai sono all’ordine del giorno. Giorgio Cremaschi, che conosciamo bene, ha le spalle larghe, e pubblichiamo qui sotto il suo tweet che lo dimostra.