Pochi giorni fa, le Fomne NoTav hanno praticato un’iniziativa di protesta davanti ai cancelli (doppi) del cantiere a Chiomonte.
In questi giorni di occupazione militare della Valle per un allargamento del cantiere, forte è la necessità di gridare la nostra opposizione alla malaopera che rappresenta il sistema di rapina e sfruttamento sul corpo della terra.
Rapina e sfruttamento agiti anche sui nostri corpi da un sistema patriarcale che il capitalismo perpetua in modo sempre più selvaggio.
I concetti di ‘’proprietà’’ e di’’ dominio’’ tanto cari ai potenti, sulla nostra pelle significano sovradeterminazione e sempre più spesso morte.
I picchi di femminicidi ci parlano di quale sia il prezzo di un no, di un rifiuto, della volontà di agire liberamente.
Sul nostro cammino ci capita di incontrare dei violadores: uomini piccoli e frustrati che cercano di domarci, di assoggettarci, di sfruttarci.
Anche lo stato è un violador: decenni di tagli ai servizi sociali, scolastici e sanitari già ricadevano pesantemente sulla vita delle donne, aumentandone la fatica e il disagio e limitando o azzerando la libertà di scelta, ora dopo (con) la pandemia siamo chiamate ad essere ancora più ‘’responsabili ‘’e ad accettare i lavori di cura e il lavoro a distanza, possibilmente col sorriso e con diligenza.
E tanti violadores (di stato) incontriamo nella nostra valle, uomini (e donne) armati che proteggono l’odioso lavoro di chi ha interesse che l’opera vada avanti e, soprattutto, che una comunità in lotta per la propria autodeterminazione venga silenziata.
Nel corso di questi 30 anni di lotta e resistenza, tante tra noi abbiamo abbandonato i tradizionali ruoli che ci vogliono addomesticate e abbiamo maturato collettivamente nuove consapevolezze che ci portano oggi a percorsi fecondi di autonomia e pratiche condivise.
Per questo davanti ai cancelli eravamo in tante, giovani e meno giovani, valligiane e non, in un clima gioioso e determinato che ci ha dato forza.
La forza della ragione e quella del cuore che ci dicono di continuare i nostri percorsi di liberazione e di non smettere mai di difendere la nostra terra.