di Gabriella Tittonel TG Valle Susa,
Inizio di un nuovo anno anche nel cantiere Clarea dell’alta velocità valsusina, con un’opera che in Clarea sta procedendo a rilento, a singhiozzo, e deve fare i conti con ripetuti intoppi di percorso: nastri trasportatori che si aggrovigliano, rinnovo dei ferocissimi “denti” della talpa Gea, obbligati a misurarsi con i fantasiosi segmenti di terreno, morbido ed arrendevole a tratti, mentre in altri pietra vigorosa si difende. Tutto ciò con il luccichio beneaugurale di uno pseudo albero di Natale, corredato di palle quasi semaforiche e di bandiere italo – francesi a consolidare una alleanza di grandi affari su un territorio non proprio consenziente, alla faccia del dialogo e relativo ascolto.
Una presenza discreta ma persistente e devastante per la salute, sono le finissime polveri derivanti dallo scavo. Quindici mesi di polveri, hanno ormai invaso tutta la valle e beatamente si sono assestate con più evidenza nei primi mille metri d’aria, polveri che stanno segnando, discretamente ( si sa, la cortesia è d’obbligo in questi casi, vedi Seveso, vedi Casale, vedi le terre dei fuochi, Taranto e poi ancora….) la salute degli abitanti e di chi transita in valle, consegnando anche ai veicoli di passaggio un regalino, depositato nei filtri, giusto per non farsi mancare niente; saranno sicuri costi aggiuntivi, per i malcapitati, in spese mediche, ospedaliere e poi ancora….
Ma tutto ciò pare ininfluente di fronte al luccichio (per alcuni) della grande opera, che ora ha destinato qualche spicciolo per un nuovo progetto, quello della presentazione del cantiere e della zona, attraverso un grande schermo posizionato, nel piazzale, a fianco dell’imbocco della galleria. Schermo che segue un percorso propedeutico partendo dalla Maddalena, percorso fatto attraverso grandi cartelloni che illustrano quanto viene fatto, anche per la sicurezza (soprattutto quella determinata dalla presenza delle Forze dell’Ordine), ma che non fanno alcun cenno alla qualità dell’aria e dell’acqua. Comprensibile ciò, se poi la visita si ferma davanti alle grandi immagini proposte, tutto un tripudio di tecnica e di natura incontaminata, curioso davvero tutto ciò in questo luogo.
Una visita virtuale insomma, per confondere il cervello, senza più entrate nel tunnel dove occhi attenti potrebbero cogliere altri particolari dando così la possibilità di sospendere il non frenetico lavoro all’interno. Quanto in questi giorni si sta realizzando conferma ciò che fin dall’inizio di questo progetto è stata la parola chiave da parte del commissario Virano: “scenari”. Scenari, appunto, creati ad arte, per rendere in qualche modo reale quanto del cantiere si vorrebbe far vedere. E così i visitatori (che ad oggi , a detta di LTF sono stati un migliaio, ben poca cosa se raffrontati alle decine di migliaia di visitatori, di vari strati sociali, età, nazionalità, competenze che hanno già visitato il cantiere dall’alto, dalle recinzioni, salendo da Giaglione) torneranno dalla visita, questa la speranza dei promotori, ammirati dalla grande opera e sempre più convinti della sua utilità.
Ma se dovesse scemare l’interesse per queste visite, un’idea per poter riutilizzare l’apparato scenografico potrebbe essere quello di organizzare cineforum vari, dai cartoni per bambini ( Cappuccetto rosso e il lupo, Biancaneve e i sette nani… Pimpa….) mentre per gli adulti, viste le vicende di questi anni, scegliere, sempre sulla scia degli atti virtuali, qualche bel film western… Giusto per animare un poco la zona, che pare condannata ogni giorno di più ad un sonnacchioso futuro.
G.T. 15.1.15