di Lele Rizzo Blog di HuffingtonPost – Ho letto e sentito le sue dichiarazioni rispetto alla Valle di Susa e se posso dire, mi aspettavo un passo in più da parte sua nell’analizzare una situazione complessa come quella che viviamo da molti anni a questa parte.
Conosco la sua sensibilità sul tema dei Beni Comuni e sulla difesa della Costituzione per questo speravo in una sua maggior comprensione del rapporto in atto tra Stato e Val di Susa.
Sa, qui tra le nostre montagne, a casa nostra mi verrebbe da dire tranquillamente perché la nostra porta è sempre aperta, le regole democratiche di vita civile sono calpestate da tempo, e non sono gli incendi dei camion la causa scatenante.
Qui è in atto un qualcosa che ha poco a che fare con la democrazia, glielo assicuro, un qualcosa che andrebbe vissuto per essere compreso. Qui da noi vige la legge del reale che molte volte supera la visione teorica o morale di cui si discute in qualche conferenza.
Qui la democrazia viene esportata come è successo in Afghanistan o in Iraq con le guerre umanitarie, ora avremo 1 soldato ogni 289 abitanti della Valle. Pensi che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è 1 ogni 517 abitanti. Pensi ancora che a Chiomonte, il paese che ospita il cantiere, su 931 residenti ci sono 415 soldati.
E quindi se a lei certe immagini le ricordano la Calabria, pensi a me cosa mi ricordano i mezzi militari e i fiumi di polizie che si danno il cambio sulle nostre strade.
Pertanto parlare di democrazia dalle nostre parti è quanto meno singolare. Pensi che noi decidiamo tutto in assemblea e il popolo notav detta la famosa linea. Pensi che anche quando abbiamo parlato di sabotaggio come forma di lotta lo abbiamo fatto in pubblica sede, persino in diretta streaming.
Da oltre vent’anni ci difendiamo da un attacco alle nostre vite e alle tasche di tutti i cittadini italiani con coraggio e abnegazione; resistiamo, è il termine giusto, perché quello facciamo da un po’ di tempo a questa parte.
Le ragioni di questa lotta sono sacrosante, e non è questione di progresso o non progresso, perché siamo molto più moderni noi a voler fermare il “sistema tav” di quei politici e mondo delle lobby che ci gravita attorno che vogliono solo mantenere uno status quo personale, arricchendo i soliti noti mentre tagliano servizi in ogni comparto sociale.
Pensi, infine, che qui il treno e la linea ferroviaria interessa solo più a noi, perché dall’altra parte, ormai mentono spudoratamente sui dati tecnici ed economici e hanno trovato il modo di parlare solo di ordine pubblico per oscurare l’ennesima malefatta a carico del Paese.
Sa dott. Rodotà che quando ci dice che “le battaglie di Don Ciotti, o della Fiom, hanno vinto davanti ai tribunali” la capiamo, ma deve sapere anche che noi in tribunale ci andiamo sempre da imputati, perché intorno alla “vicenda tav” si è creato un muro di gomma che non ci permette nemmeno di fare un ricorso al Tar.
Lei ci parla della Via Maestra dicendoci che è nella Costituzione e nella sua applicazione che ci sono le risposte alla mancanza di democrazia nel nostro Paese. Sa cosa mi permetto di dirle? Che persino qui facciamo uno sforzo in più, e ci sentiamo di affermare quanto nella Carta Costituzionale non superò il vaglio dell’Assemblea Costituente, ovvero il diritto di Resistenza: “La resistenza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino.”
Ascoltandola ancora la invito a non cadere nella trappola dei mass media che soffiano sul fuoco e hanno grossolanamente etichettato la manifestazione del 19 ottobre (dove mi riconosco pienamente) come una manifestazione notav, oscurando i tanti e reali soggetti sociali che l’hanno indetta, e lei giustamente ha bisogno di sponsorizzare quella del 12, cadendo nella guerra di date, però le chiedo uno sforzo in più.