A distanza di un anno dalla grande mobilitazione del novembre scorso, i movimenti per la chiusura della discarica di Chivasso torneranno in piazza per ribadire nuovamente le loro motivazioni.
Sabato 24 ottobre si manifesterà infatti contro il progetto Wastend, che oltre a un impianto di riciclo comprende una nuova discarica da 787.000 metri cubi di rifiuti al confine fra Chivasso e Montanaro, proprio davanti alle case di un abitato.
Parliamo di un luogo in cui sono già quattro le discariche per un complessivo di quattro milioni di metri cubi. Quattro “colline” che arrivano a 30 metri di altezza.
L’attività di discarica dura da oltre trent’anni e si protrarrà per altri decenni, tenendo conto che alla vita di una discarica attiva si aggiungono 30 anni di monitoraggio post chiusura.
I movimenti si oppongono alla nuova discarica perché il territorio attorno all’area è così compromesso che la Giunta Provinciale già nel 2008 e il Consiglio comunale chivassese nel 2010 stabilirono che non dovesse venirvi portato nemmeno un altro metro cubo di rifiuti in più.
Nell’area discariche in questi anni è accaduto di tutto: incendi nel 2002, 2003, 2008, 2014.
Inquinamento delle falde acquifere di ammoniaca, manganese e nichel: la bonifica se va bene finirà nel 2023, e per ora non sta affatto dando i risultati attesi, come hanno rilevato Città Metropolitana e Arpa. Una puzza a volte insopportabile.
Nel 2011 sono stati sversati in discarica rifiuti provenienti dall’area da bonificare dell’ex Sisas di Pioltello Rodano: una tipologia di materiali non compresa nell’autorizzazione, tanto che la magistratura ha avviato un processo per gestione illecita di rifiuti.
Il prezzo di mercato delle abitazioni zona è crollato: le case non valgono più nulla, sono invendibili, nessuno vuole venire ad abitare lì.
Paradossalmente il progetto Wastend è sostenuto da un sindaco che venti anni fa, come consigliere comunale dei “Verdi”, si batteva contro la discarica e portava provocatoriamente i sacchi di immondizia nella sala del consiglio comunale.
Lo stesso sindaco che oggi diffonde speranze infondate promettendo di chiudere la “Chivasso 0”, dove viene portato il rifiuto urbano del Bacino 16, quando in realtà non ha diritto di farlo perché la legge consente al gestore di tenere aperta la discarica fino a esaurimento della volumetria autorizzata e quindi per chissà quanti anni.
Chivasso e il chivassese sono sovraccarichi di pericoli ambientali: lo stabilimento chimico Rivoira, la centrale Edipower, il deposito Esso, la copertura in eternit dell’ex stabilimento Lancia. Tutti insediamenti non adatti ad un territorio posto fra il Po e il torrente Orco e che ha subito le disastrose alluvioni del 1994 e nel 2000.
Vicino a Chivasso e Montanaro ci sono altri carichi ambientali, dalla cava Borra ancora da bonificare alla discarica di Torrazza autorizzata, dalla cava Cogefa tra Rondissone e Torrazza, destinata a ricevere lo smarino della Vallesusa, al deposito nucleare di Saluggia.
Per tutte queste ragioni sabato si scenderà in piazza per chiedere la chiusura degli impianti.