di Massimo Zucchetti – Il Manifesto
Invito i miei lettori a fare un viaggio nel tempo, insieme a me, fra passato, presente, futuro del TAV.
Come? Seguitemi.
PASSATO: Leggendo un mio articolo del febbraio 2012 sul tema del disastro ambientale dei lavori del TAV, per quanto riguarda il danno idrogeologico, la sparizione di falde e fonti.
PRESENTE: Leggendo un articolo del dicembre 2015, su cosa succede alla disponibilità d’acqua a Chiomonte, comune dove si sta scavando il tunnel di prova del TAV.
FUTURO: Prevedendo cosa succederà in Valsusa e non solo, nel prossimo futuro, al bene comune acqua a causa del TAV.
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IL PASSATO. Valsusa: sparisce l’acqua, restano i disastri (Febbraio 2012).
Ho partecipato oggi al VII Congresso Nazionale di Medicina Democratica, che si sta tenendo a Milano, all’Università degli Studi, da ieri a domani.
Ero, insieme all’amico Luigi Robaldo della Val di Susa, nel gruppo di lavoro che ha riguardato i beni comuni: che cosa sono e come difenderli. Ho parlato di acqua, inteso come bene comune, primo indicatore dell’impatto ambientale di una “Grande Opera”, in questo caso dell’Alta Velocità.
Su un aspetto dell’impatto ambientale dell’Alta Velocità, infatti, non crediamo ci sia possibilità di grande discussione, di confronto fra previsioni da una parte e dall’altra, dato che riguarda quanto è già successo, quanto è evidente nell’ambito di opere precedenti: l’impatto sul bene comune acqua e il dissesto idrogeologico causato dalle grandi opere.
L’alta velocità Bologna-Firenze e quanto successo al Mugello costituiscono l’esempio più eclatante. Non servono sismografi – ci dice Paolo Rumiz in un suo noto articolo del 2009 – per capire dove passa il tunnel dalla Tav tra Bologna e Firenze. Basta seguire una traccia di foreste rinsecchite, alvei vuoti, macerie. Persino i cinghiali rifiutano di vivere lassù. Sopra la “grande opera” esiste una scia di “grandi disastri” che la segnala fedelmente. Il peggio è il sistema idrico distrutto: per ripagarlo non basterebbe una mezza finanziaria. Fra 750 milioni e un miliardo 200 milioni, per ventidue minuti di viaggio in meno. Spariti o quasi 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d’acqua.
Per quanto riguarda la Val di Susa, occorre guardare al passato – con le grandi opere che la Valle ha già subito negli anni scorsi – e al futuro, in modo da valutare l’effetto combinato e non pensando ai singoli impatti non collegati temporalmente fra di loro: la sovrapposizione degli effetti mi venne insegnata, come principio, fin dai primordiali banchi di scuola media superiore, ma sembra che chi ha valutato con grande faciloneria l’impatto ambientale dell’Alta Velocità non ne abbia minimamente tenuto conto.
L’impatto di questa opera a livello idrico sarebbe rilevante. I precedenti grandi lavori hanno già inciso pesantemente sulle sorgenti della Valle di Susa: il raddoppio della ferrovia Torino-Modane ha provocato la scomparsa di 13 sorgenti nel territorio di Gravere e di 11 nella zona di Mattie, per restare ai casi più significativi. Le gallerie dell’autostrada tra Exilles e la val Cenischia hanno fatto scomparire 16 sorgenti delle frazioni di Exilles, oltre ad alcune altre nelle più disparate località. I lavori della centrale di Pont Ventoux, per una galleria di soli due metri di diametro, hanno prosciugato il rio Pontet, 2 sorgenti a Venaus, 2 a Giaglione, una decina in territorio di Salbertrand, tra cui quella che alimentava l’acquedotto di Eclause. Secondo il Rapporto Cowi redatto per conto della commissaria europea De Palacio, il solo tunnel di base dreneràda 60 a 125 milioni di metri cubi di acqua all’anno, che corrisponde al fabbisogno idrico di una città con un milione di abitanti. Oltre alla Torino che già abbiamo, avremmo un’altra Torino-equivalente a consumare acqua in Valle di Susa.
Quando si costruiscono opere in sotterraneo molto estese, si dovrebbe cercare di valutare le variazioni idrologiche indotte dall’opera nell’ambiente circostante alle lavorazioni. Bisogna capire se le opere in sotterraneo, in particolare le porzioni costruite in posizione “parietale” (in prossimità del versante), captano acque circolanti nelle rocce e/o sedimenti. Queste acque normalmente seguono il loro decorso naturale e tendono, nella loro diffusione sotterranea, a rifornire le falde profonde dei fondovalle. Se invece esistono degli scavi molto estesi, questi ultimi svolgono un’azione di vero e proprio “richiamo” delle acque, dovuto al fatto che il vuoto (lo scavo) determina una significativa diminuzione di pressione che agevola il processo di attrazione idrica. Un fenomeno del genere è evidente nelle condizioni di subduzione che molte volte caratterizzano le aree limitrofe ai pozzi di emungimento, soprattutto quando si prelevano quantitativi di acque superiori rispetto alle possibilità di ricarica naturale delle falde sfruttate. Ad esempio, la zona del fondovalle compresa tra Borgone Susa e Ferriere è interessata negli ultimi decenni da un costante e diffuso abbassamento della superficie topografica, nell’ordine di diversi millimetri, dovuto proprio a quest’ultimo fenomeno.
E’ stato valutato tutto questo dai proponenti l’opera? “Nemmeno per idea!” avrebbe risposto il vecchio Giorgio Bocca.
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Arrivano le autobotti alla frazione Ramats!
Siamo stati purtroppo facili profeti!
Come avevamo previsto e temuto da venerdì 27 novembre, precedute dalla consegna dei boccioni di acqua da 25–30 litri per le necessità più urgenti della popolazione, sono in azione le autobotti per rifornire di acqua potabile la borgata S. Antonio.
La situazione è andata peggiorando ad iniziare dal 25 ottobre u.s. tanto da indurre fin da allora alla chiusura di tutte le fontane ed alla razionalizzazione dei consumi.
Il Sindaco Ollivier con un comunicato in data 5 novembre tranquillizzava la popolazione (nessun problema; una questione tecnica; “la ditta Acea, ha recentemente pulito le vasche; purtroppo la sorgente è molto piccola ed è occorso un po’ di tempo per riempirle nuovamente. Anche per questo motivo erano state chiuse le fontane; inoltre si è provveduto ad un controllo funzionale e delle eventuali perdite”. Se il problema continuerà dovranno essere fatti ulteriori interventi).
Ma la popolazione non era per nulla tranquilla, anche se si verificava un breve temporaneo miglioramento della situazione.
Dopo ripetute richieste di chiarimenti al Sindaco ed agli uffici, da parte del consigliere della frazione e del nostro gruppo, venivamo a sapere il 23 novembre, da una nota della Acea, che la portata rilevata in quei giorni era di 1,2 litri al secondo.
Sempre nella nota dell’Acea si legge “non abbiamo dati storici registrati, ma l’impressione è quella di un calo di portata rispetto all’anno precedente”.
In data 27 novembre la situazione è andata precipitando, pur permanendo la chiusura di tutte le fontane, tanto che alcune abitazioni sono rimaste prive dell’acqua.
La popolazione sempre più preoccupata ha contattato direttamente la ditta Acea, stante l’assenza di iniziative da parte dell’amministrazione comunale, ed ha richiesto una consegna immediata di boccioni di acqua per le urgenze più immediate.
Consegna che è avvenuta con sollecitudine da parte della ditta.
Sono quindi entrati in azione i rifornimenti con autobotte, con notevole difficoltà considerata la posizione della vasca di accumulo dell’acquedotto.
Purtroppo la situazione è determinata da un calo progressivo della portata della sorgente Rigaud ; la misurazione del 28 novembre ha attestato un calo della portata del 35% in soli 20 giorni (da 1,2 litri al secondo a 0,78 litri al secondo)!!
In tutta questa situazione che sta diventando drammatica per la popolazione, rileviamo il più totale disinteresse del Sindaco, dell’assessore ai LL.PP, della struttura.
La risposta che abbiamo ricevuto alle nostre segnalazioni è stata quella di ribaltare ogni competenza sulla società Acea che gestisce il servizio di distribuzione dell’acqua potabile.
Rileviamo la grave ed incomprensibile mancanza di dati storici registrati sulla portata delle sorgenti.
Ma come? La delibera Cipe n° 86/2010 di approvazione del progetto definitivo del Cunicolo esplorativo della Maddalena, collegato alla realizzazione della nuova linea ferroviaria To-Lione, non prevedeva fra le 100 ed oltre prescrizioni un monitoraggio preventivo e costante di tutte le sorgenti?
Ma a cosa servono i monitoraggi delle sorgenti che ci vengono propinati periodicamente come consiglieri comunali dalla società Telt, esecutrice dei lavori del cunicolo, se non riguardano le sorgenti che interessano la popolazione residente?
Cosa ha fatto a suo tempo l’amministrazione comunale per tutelare i diritti minimi della sua popolazione?
Fummo considerati dei “bastian contrari”, contrari a prescindere, quando nei consigli comunali criticammo aspramente la delibera Cipe n° 86/2010 di approvazione del Progetto Definitivo del Cunicolo esplorativo della Maddalena, soprattutto là dove elencava una serie infinita di prescrizioni; ben sapevamo che fine avrebbero fatto quelle prescrizioni; e questi fatti ne sono una dimostrazione.
Ci venne detto che esistevano piani di intervento nel caso di improvvise carenze idriche.
Dove sono questi piani? Per ora la situazione è tenuta in piedi grazie alla disponibilità e collaborazione dei tecnici della ditta Acea.
E’ chiaro che non è matematicamente dimostrato, che la carenza attuale di acqua sia conseguenza dei lavori del cunicolo esplorativo, ma allora ci deve essere dimostrata quale può essere la causa alternativa.
Forse l’amministrazione prima di pensare di utilizzare l’acqua di risulta dei lavori del cunicolo esplorativo della Maddalena per la creazione di Terme (vedasi delibera approvata dal gruppo consiliare di maggioranza del mese di maggio 2015), avrebbe dovuto garantire la fornitura dell’acqua potabile per i suoi cittadini.
Così non è stato! Questa è la sensibilità delle ultime amministrazioni di Chiomonte!
Chiomonte 29 Novembre 2015
I Consiglieri di “Insieme Chiomonte”
Giorgio GUGLIELMO, Giuseppe JOANNAS, Remo SIBILLE
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IL FUTURO: cosa succederà — a causa dei scellerati lavori del buco di prova del TAV — al bene comune acqua in Valsusa? E a Torino?
A Chiomonte si è svolta proprio in questi giorni una partecipatissima serata sull’acqua. Ma gia’nel 2007 si era messo in evidenza che sarebbero state a rischio anche le sorgenti che alimentano circa 250000 utenze di torino. Perche’ l’acqua della val susa “abbevera” una bella fetta di torino.
Che cosa succederà, allora? Succederà che il buco di prova del TAV danneggerà pesantemente l’equilibrio idrico in molto comuni valsusini.
Ma, dopo, non succederà altro. Perché quella pazzia chiamata TAV Torino — Lione non si realizzerà mai. MAI.
Fermando questa assurdità transnazionale, eviteremo fra i tanti disastri e sprechi, anche quello idrogeologico e idrico.