Ieri sera alcune centinaia di notav si sono dati appuntamento di fronte al fortino militarizzato della Centrale di Chiomonte, per protestare contro l’occupazione della valsusa. Un’occupazione che, da poche ore, è diventata “militare” a tutti gli effetti con la presenza di un contingente di alpini.
L’orchestra di liscio “Nando e i prefissi” ha intrattenuto i presenti per oltre un’ora, dando inizio alle danze sotto lo sguardo torvo di diverse centinaia di poliziotti in assetto antisommossa. Contemporaneamente, come ormai avviene ogni sera, centinaia di persone, in massima parte provenienti dalla valle, hanno usato pietre e bastoni per colpire pali e guard-rail al fine di creare rumore in segno di protesta.
Improvvisamente, verso mezzanotte, e senza che nessun oggetto fosse stato lanciato all’indirizzo degli agenti, questi ultimi hanno iniziato a bersagliare gli astanti, orchestra compresa, mentre si ballava il liscio, con getti di idrante, che si sono prolungati per ore (danneggiando l’impianto del gruppo musicale). Il presidio non si è disperso ma ha continuato ad operare una resistenza passiva e ricoprire le truppe occupanti di cori sarcastici. Infine la polizia ha usato anche spray al peperoncino, ricevendo in risposta gavettoni e laser colorati.
La versione dei fatti riportata oggi dai siti web di La stampa e La repubblica è completamente distorta, sostenendo che l’uso di idranti ha seguito un lancio di “pietre e bottiglie” da parte dei notav che invece non ha avuto luogo nè prima nè dopo l’attacco poliziesco. Non a caso come unica fonte si cita la questura, che come sempre, e ciò non sorprende, mente spudoratamente.
Ci chiediamo per quanto ancora individui che si fregiano del titolo di “giornalisti” abbiano intenzione di piegarsi vergognosamente agli interessi della mafia sitav disinformando metodicamente i propri lettori.
La resistenza continua ogni giorno e ogni notte presso la centrale e presso la baita del Clarea. Stasera un accerchiamento del fortino militare mostrerà ancora una volta che le truppe di Maroni non sono benvenute in valle.
a sara dura