Caro Giorgio, provo grande dispiacere di non poter essere, oggi, insieme ai compagni, sotto le mura del carcere che ti rinchiude fisicamente, ma che di te e degli altri fratelli detenuti non è certo riuscito a rinchiudere lo spirito libero, la voce, l’esigenza di vivere e di lottare.
In queste ore mi trovo a Cosenza, invitata ad una delle tante assemblee che portano i militanti NO TAV in giro per il paese, a raccontare la Valle che resiste, espandendo consapevolezza e conflitto.
Ho letto in assemblea il tuo/vostro comunicato di detenuti della sezione isolamento del carcere di Saluzzo: ha suscitato commozione e indignazione; può essere sicuramente l’inizio di mobilitazione e di denuncia attiva contro i non-luoghi che sono le carceri e la non-vita alla quale la mano subdola e violenta del potere costringe, con sbarre e isolamento, chi non si adatta perchè troppo anomalo rispetto all’imperativo categorico del “produci, consuma, crepa” o, più semplicemente, troppo umano per diventare strumento bruto del sistema.
In Valle, a Bussoleno, in Credenza, nei luoghi della lotta ci serve la tua presenza, la tua fraterna esperienza. I Bussolenesi chiedono di te e ti salutano.
Domenica scorsa siamo tornati in Clarea: anche là crescono muri, reti, filo spinato. La nostra piccola, amata baita è, come te, come voi, incarcerata in una “sezione d’isolamento”, un recinto nel recinto, sorvegliata a vista. Dentro i muri del non-cantiere sta avanzando la desolazione; dove vivevano castagni e ciliegi c’è un ammasso di tronchi e radici. Ma una parte del bosco resiste e tra i rami s’intrecciano voci e voli, si ricostruiscono nidi; nulla possono le barriere contro i liberi abitanti dell’aria, né riescono a fermare le nubi e il vento di primavera, il profumo dei biancospini in fiore che vince anche l’acre, persistente odore dei lacrimogeni.
A ridosso delle loro fortificazioni, nel pezzo di terra acquistato collettivamente, abbiamo rimesso in piedi un presidio. Per ora si tratta di una piccola struttura in lamiera, ma presto diventerà qualcosa di più bello e comodo (come sai, al movimento NO TAV non mancano saperi e abilità manuali); e stiamo già progettando il recupero di una piccola vigna, al momento abbandonata, ma ancora viva, e la ripulitura della radura adiacente, nella quale, tra i bossoli di lacrimogeni, occhieggiano primule, viole ed erba novella.
Caro Giorgio, grande forza ci viene dalla vostra volontà di non adeguarvi “a saper fare la galera”:
Anche noi continueremo ad opporci al destino indotto di territorio occupato, di “popolo di troppo”.
Le sbarre carcerarie che vi rinchiudono, come l’apparato militare che tiene in catene la libera repubblica della Maddalena, la baita Clarea, la lavanda e le vigne dell’Avanà, non sono invincibili; allo stesso modo, prima o poi, salteranno i ceppi economici, sociali, politici di cui sono schiavi tanti territori, collettività, persone in ogni parte del mondo. Presto si aprirà anche la gabbia di sofferenze che immobilizza Luca in un letto d’ospedale .
L’arroganza del potere che si fa repressione, militarizzazione dei territori, schiavitù dei lavoratori, sfruttamento insostenibile della Terra e di ogni essere vivente è la più evidente prova della sua debolezza e della forza irresistibile e contagiosa delle nostre ragioni: nulla potranno i loro apparati contro la giusta ribellione degli oppressi e l’esigenza di un futuro vivibile per tutti.
Perché, come Pablo Neruda contro il fascismo di Pinochet, anche noi, contro il fascismo delle banche e del partito trasversale degli affari, abbiamo un’ineliminabile, fermissima certezza: potranno anche tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera.
Un abbraccio affettuosissimo e resistente a te, a voi tutti, compagni, e a tutti i detenuti del carcere di Saluzzo: vi vogliamo liberi, liberi subito!
Nicoletta