Qualche mattina fa, durante il Consiglio del secondo dipartimento più numeroso dell’Università di Torino, il Dipartimento di Politiche, Culture e Società, è stato presentato il rinnovo di un accordo di ricerca con TELT, ente promotore del TAV Torino-Lione.
Un momento che, dal punto di vista dei promotori dell’opera, sarebbe dovuto passare in sordina e accettato senza discussioni in merito come di consueto accade, ma che ha invece trovato una forte opposizione negli interventi di molt* student*, ricercator* e docenti che, grazie alla propria determinazione, sono riuscit* a conquistare un traguardo molto importante.
Infatti, chiuse le votazioni del Consiglio, il risultato che ne è scaturito è stato davvero degno di nota: la maggior parte dei e delle presenti non ha approvato l’accordo che, di conseguenza non potrà essere portato avanti, proprio nell’ultima fase della ricerca!
L’accordo in questione, era volto al monitoraggio dell’ambiente sociale intorno al quale questa grande opera andrebbe costruita. L’ennesimo atto portato avanti da Telt mascherato da collaborazione con gli Atenei torinesi, ma che chiaramente portava con sé come unico obiettivo quello di fornire ancora una volta strumenti di controllo sociale in Val di Susa. Questa volontà di osservare l’ambiente sociale del nostro territorio da parte della stessa azienda che non ha mai cercato un confronto o un ascolto delle ragioni dei/delle cittadin* e delle istituzioni locali, ci pare alquanto grottesca, soprattutto se pensiamo che si tratta di una società che da anni finanzia diverse tipologie di studi simili volti ad un riconoscimento del proprio agire criminale sul nostro territorio in una prospettiva sempre maggiore di controllo, distruzione dell’ambiente e repressione del dissenso con l’unico intento di piegare l’opposizione all’opera e attuare misure sempre più rigide e funzionali al silenzio delle parti coinvolte rendendo così la Valsusa un grande laboratorio di repressione delle lotte sociali.
Mentre Telt, da molti anni ormai, spende centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici per effettuare le proprie scellerate ricerche, il Movimento No Tav si è sempre avvalso di un’equipe di professionist* e tecnici che gratuitamente studiano punto per punto questi progetti smontandoli puntualmente, e che spesso rischiano anche di essere perseguiti per il lavoro che portano avanti, come successe alla studentessa processata anni fa a causa della propria tesi di laurea sul movimento.
Ci auguriamo quindi, che questo sia solo il primo dei tanti accordi proposti da Telt a saltare grazie a chi anche nelle Università si oppone a quest’opera dannosa, costosa ed ecocida.