È arrivato l’annuncio da parte di Telt: aggiudicati appalti per 3 miliardi per il tunnel di base che raddoppierà la linea Torino-Lione.
Mentre ai piani alti la stampa suona la gran cassa all’orchestra trionfante di Virano e De Musnil, visto dalle stive Val Susa il TAV assomiglia sempre di più a un transatlantico alla deriva.
Un iter durato 30 anni, un progetto cambiato un’infinità di volte (nonostante ogni variante fosse assolutamente indispensabile a detta dei promotori). Una linea che doveva essere Torino-Lione ed è ormai ridotta a Chiomonte-Saint Jean de Maurienne, visto che delle tratte nazionali non c’è per ora neanche il progetto. Una cattedrale nel deserto destinata già al fallimento, senza che si veda uno straccio di politica attiva per portare i camion su ferro e realizzare il mirabolante aumento di traffico del 2000% rispetto alla linea attuale annunciato da Telt.
I lavori preliminari della Torino-Lione sono stati avviati in Francia nel 2001. In Italia il cantiere di Chiomonte è stato aperto nel 2011, il cantiere accessorio di San Didero è stato recintato nel 2021. In oltre vent’anni di attività non è stato realizzato nemmeno 1 m di nuova ferrovia. Gli scavi hanno esclusivamente riguardato cunicoli geognostici e gallerie secondarie di servizio, inclusi 9 km in asse con il tracciato di progetto del tunnel di base (115 km totali di gallerie).
Alla luce di tutto ciò, oggi TELT annuncia l’assegnazione di lavori di scavo in Francia di una parte del Tunnel di Base. Si tratta di appalti aperti più di due anni fa. Non si hanno notizie sulle gare riguardanti gli scavi in Italia, aperte successivamente, e che risultano ancora in corso.
Gli importi dei lavori in Francia ora oggetto di assegnazione (2,3mld€) rappresentano meno di 1/4 del totale (9,6mld€). Ad oggi il Governo Italiano ha finanziato e autorizzato esclusivamente la costruzione di metà tunnel, non disponendo di risorse per l’altra metà.
Il Governo Francese non ha assunto alcun impegno pluriennale di bilancio che garantisca la sua quota a copertura dei costi. Il contributo europeo assegnato nel 2014 è di circa 0,8 mld€. Alla sua scadenza a fine 2022 ne risulterà persa circa la metà, a causa del mancato completamento del opere previste (preliminari e accessorie, prevalentemente). Tra queste: Chiomonte, svincolo autostradale di accesso al cantiere (durata lavori 2,5 anni, ad oggi ancora da avviare) e San Didero, spostamento autoporto di Susa (durata lavori 2 anni, gara attualmente sospesa per modifica del progetto esecutivo).
Il prossimo contributo europeo dovrà essere richiesto con procedura competitiva in base a bandi che saranno emessi con la nuova edizione del programma Connecting Europe Facility (CEF), il cui regolamento è in corso di definizione nel Parlamento Europeo. La firma del nuovo contratto di finanziamento non potrà avvenire prima del 2023 e coprirà il periodo fino al 2029. L’importo del nuovo contributo è stimabile in meno di 1mld€ (10% dell’importo totale), di cui circa metà costituiti da recupero di contributi pregressi su opere preliminari non completate.
Rispetto al cronoprogramma ufficiale fissato dal Governo Italiano, TELT è già in ritardo di 4 anni sull’avvio dei lavori di scavo. Ritardo destinato ad aumentare, a causa degli ulteriori tempi di consegna effettiva dei lavori in Francia e del mancato avvio delle opere propedeutiche in Italia.
L’entrata in esercizio del Tunnel di Base, inizialmente ipotizzata a inizio 2030, molto difficilmente potrà avvenire prima del 2035. A quella data in Francia non è prevista la costruzione di nuove linee di collegamento a Lione; saranno esclusivamente ammodernate le linee esistenti.
Nel frattempo a Salbertrand il sito previsto per lo smarino e la fabbrica dei conci è inagibile, Sitaf ha appena annullato i bandi per l’autoporto e a Torino inizia il primo processo per le mazzette di appalti preliminari del TAV assegnati…20 anni fa.
Sul banco degli imputati, l’ex-ministro delle infrastrutture Ugo Martnat e il fu Marcellino Gavio del gruppo Gavio, proprietario di quella Sitaf che vediamo beata aggirarsi tra i cantieri del TAV.
Una vittoria di Pirro insomma, conquistata zittendo il territorio interessato con il bastone (letteralmente) e la carota (le compensazioni), sottoponendo una valle alpina a un’occupazione militare massacrante, buttando in galera i suoi abitanti, calpestando partecipazione e volontà popolare.
Ma per chi non si lascia ammaliare dalle note suonate da dirigenti ormai inebriati dalle proprie sciocchezze, l’iceberg su cui andrà a infrangersi questo progetto nato vecchio è già sotto agli occhi di tutti. Noi, oggi come ieri, rifiutiamo di restare a guardare la nostra valle che si va a schiantare.
A Sara düra!