post — 20 Febbraio 2025 at 17:23

Assemblea sul rischio idrogeologico a Mattie: a sei mesi dall’alluvione, la popolazione chiede trasparenza sul futuro del territorio

A sei mesi dall’alluvione che ha colpito Mattie in media Valle di Susa, l’assemblea delle e degli abitanti del paese ha deciso di ritrovarsi e confrontarsi sul futuro e per discutere di rischio idrogeologico a partire dall’evento alluvionale dello scorso settembre sul Rio Gerardo e delle opere definitive di messa in sicurezza di quel territorio.

L’assemblea è auto-organizzata dagli abitanti e ha fatto il suo esordio con le vicende legate al progetto di discarica di amianto lo scorso anno, portando a casa la cancellazione del progetto grazie ad un’ampia mobilitazione popolare.

Per quanto riguarda il Rio Gerardo, ad oggi non sono stati effettuati interventi risolutivi né sono state date informazioni che possano rassicurare gli/le abitanti rispetto alle logiche di intervento future. Tutte le misure che sono state prese finora sono di carattere emergenziale e provvisorio e sembrano quindi sottostimare il rischio legato al ripetersi di simili eventi, già a partire dai prossimi mesi.

Sebbene invitata all’assemblea e alla discussione, la grande assente della serata è stata l’amministrazione comunale di Mattie che, oltre a non aver informato i/le cittadine sulla situazione attuale, non ha, ad oggi, proposto pubblicamente nessun tipo di progetto per la messa in sicurezza del territorio.

Alla discussione era presente invece, in qualità di tecnico, un dottorando in ingegneria ambientale del Politecnico di Torino, che, insieme ad un suo collega, ha effettuato una analisi tecnica dei dati già disponibili integrandoli con ulteriori rilievi sulla briglia a monte dell’abitato di Mattie.

Quello che emerge dai dati esposti, è che l’ evento alluvionale scatenato dalle precipitazioni ha prodotto più di 290mm di pioggia in 24 ore sul versante a monte dell’abitato di Mattie e risulta avere un tempo di ritorno maggiore di 200 anni.

Detto in parole povere, attraverso appositi strumenti di misurazione, è possibile stimare la probabilità che eventi simili accadano. L’evento alluvionale che ha colpito Mattie, aveva una probabilità di 1 ogni 200 anni, quindi più che straordinario ma comunque prevedibile.

Questi fenomeni atmosferici estremi, sempre più presenti con il cambiamento climatico, non possono più essere considerati imprevedibili e dovrebbero invece portare ad una pianificazione di investimenti a lungo termine con budget adeguati e non alla consueta gestione emergenziale, che sembra l’unica forma di intervento messa in campo dalle istituzioni preposte alla gestione e sicurezza del territorio.

Per rendere l’idea della forza dell’acqua, in Borgata Giordani e in borgata Combe, il rio ha completamente distrutto due ponti. Mentre in prossimità della statale 24 il torrente è esondato principalmente a causa del ponte su cui passa la strada che ha fatto da diga, comportando l’allagamento di alcune cascine e l’inagibilità della statale.

Data la situazione attuale il paese non è quindi pronto a superare senza danni ingenti eventi alluvionali di simile intensità, ma nemmeno di carattere meno intenso rispetto a quello del settembre scorso. È necessaria un’indagine idraulica, idrogeologica e geomorfologica su tutto il torrente per caratterizzare il bacino e il torrente, valutare le corrette opere di difesa da costruire e definire possibili aree di espansione del torrente dove l’ondata di piena possa perdere parte della sua forza distruttiva.

I fondi che sono stati stanziati devono essere utilizzati innanzitutto per gli studi sopra citati per poter progettare interventi sensati, senza ulteriore cementificazione ed esborsi di soldi pubblici con costi esorbitanti non giustificabili.

Ancora una volta, la paura è che l’amministrazione, la Regione e la città metropolitana non prendano provvedimenti ragionati e non coinvolgano gli/le abitanti in un processo partecipativo in cui chi davvero vive e conosce il territorio, possa mettere a disposizione della collettività le sue esperienze e i propri saperi in modo che le opere realizzate siano davvero sicure e durature per il territorio portando ad un investimento saggio e ponderato dei soldi pubblici.

Ciò che sta accadendo non è semplice maltempo, ma è uno degli effetti del cambiamento climatico, della cementificazione folle e della superbia di chi antepone il profitto alla sicurezza dei territori.

Non tutti hanno le stesse responsabilità di fronte alla gestione improvvisata del territorio in contesti di forte rischio idrogeologico e chi in questi anni ha abbandonato volontariamente la cura dei territori, chi ha scelto e sceglie quotidianamente di ignorare i segnali per continuare a fare i propri interessi, dovrebbe essere l’unico a pagare.