Vi raccontiamo come si è sviluppata la vicenda di Angela, l’educatrice vicina ai No Tav a cui era stata tolta l’autorizzazione lavorativa per l’accesso in carcere a fine settembre 2015.
Angela, dopo alcuni volantinaggi ed una conferenza stampa di fronte alle Vallette, aveva affermato di non aver alcuna intenzione di retrocedere davanti ad un atto tanto lesivo e discriminatorio della libertà di pensiero e così è stato.
Il 24 dicembre 2015, infatti, il legale Lamacchia Roberto ha depositato ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del provvedimento preso a fine settembre dal Direttore della Casa Circondariale di Torino, Minervini Domenico, e ratificato solo il 17 novembre 2015 dal Magistrato di sorveglianza, dott. Viglino. A giustificare il ritardo di circa due mesi nell’invio della documentazione (che solitamente deve avvenire in tempi assolutamente celeri) al Tribunale di Sorveglianza sono valse le semplici parole del direttore: “A supporto della richiesta si trasmette l’intero carteggio segnalando che per mero disguido interno la richiesta non è stata inoltrata tempestivamente. Ci si scusa per l’accaduto” ( atti allegati nel dossier “Motivi di sicurezza”). Certamente se Minervini si scusa, poco importano i tempi ed i passaggi procedurali a cui si sarebbe dovuto attenere prima di rendere inaccessibile ad Angela il suo posto di lavoro.
Nel corpo del ricorso si ripercorrono gli atti che hanno portato la “direzione della casa circondariale ad allontanare l’operatore per motivi di particolare gravità che pregiudicano le esigenze di sicurezza…” E tutto parte l’11 settembre da una segnalazione scritta degli agenti in servizio che relazionano su “baci e abbracci” con cui Angela uscita da lavoro avrebbe salutato delle persone che attendevano l’uscita di alcuni No Tav arrestati.
Qualche giorno dopo viene allegata un’ulteriore documentazione presa da foto pubblicate da Angela sul suo profilo di facebook in solidarietà ai No Tav arrestati ad inizio settembre.
Appare quindi evidente ciò che viene affermato nelle pagine conclusive del ricorso dell’avvocato di Angela, dove si sottolinea come “l’esclusione- di Angela- appare discriminatoria oltrechè lesiva della libertà di opinione e di manifestazione del pensiero in quanto dettata dall’adesione della ricorrente alle idee e ai pricipi del movimento di opposizione alla realizzazione della linea ad alta velocità in Val Susa”.
Nonostante l’evidenza, il 3 febbraio 2016 è stato respinto in fase preliminare il ricorso, in cui il Ministero di Grazia e Giustizia non ha mancato di costituirsi parte civile, in nome della “circostanza oggettiva, riscontrata dalla polizia penitenziaria e dalla digos, della abituale frequentazione da parte dell’operatrice di soggetti appartenenti all’area antagonista e della sua condivisione di inziative promosse da tale movimento”.
Tra qualche mese si svolgerà l’udienza vera e propria e lì si vedrà se il Tar sceglierà di dare ragione alla libertà di espressione e di opinione o al castello di menzogne che come sempre Lor Signori non lesinano di costruire e ostentare con prepotenza contro il movimento No Tav.
Nel frattempo, ricordiamo l’appuntamento di venerdì 1 aprile alle ore 21.00 presso La Credenza di Bussoleno dal titolo “Motivi di sicurezza”, dibattito in cui Angela e Nicoletta si confronteranno con tutti i presenti e a seguire ci sarà il concerto degli Egin.